Oggetti come la penna che filma e il coltello a serramanico in Svizzera sono tabù. Cosa succede a chi li compra? Il caso di una 17enne grigionese fa scuola. L’esperto e l’avvocato a confronto
BELLINZONA – Penne che filmano, imitazioni di armi, monete svizzere simili alle originali. Tutto in vendita alla luce del sole su siti gettonatissimi come Ali Express e Wish. Prodotti come questi, però, non sono vendibili in Svizzera. Lo dice la legge. E lo dimostra la disavventura capitata di recente a una 17enne grigionese, finita in tribunale, dopo avere acquistato sul web un coltello a serramanico. Credeva potesse essere considerato come semplice coltello da campeggio. «La maggior parte dei consumatori – evidenzia Thomas Carta, specialista in comunicazione e formatore nel ramo della sicurezza – pensa che “se me lo spediscono in Svizzera, significa che si può
comprare”. Purtroppo non sempre è così. Anzi».
Tra manganelli e taser – Il trend è in rapida ascesa. Solo nel 2018 le autorità doganali elvetiche hanno intercettato ben 8.251 pacchi illegali. Il doppio rispetto agli anni precedenti. Gli oggetti più “in voga”? Manganelli telescopici e taser, oltre che coltelli di vario genere. La giovane grigionese in questione sta vivendo ore di angoscia. Non sa quale sarà la sanzione che le spetterà, dopo che il controllo doganale di Kloten, attraverso i raggi X, ha identificato una lama di 10 centimetri illegale su suolo elvetico.
Prezzi stracciati – Eppure, queste sono le piattaforme del momento. Anche perché vendono la merce a prezzo stracciato (sollevando non pochi dubbi sulle condizioni di lavoro degli operai che vi stanno dietro). La facilità d’acquisto è straordinaria. Basta un click, anche mentre si poltrisce sul divano. E il gioco è fatto. Anche per acquistare un oggetto “proibito”. «A tali siti – precisa Carta – non si possono addossare particolari colpe. Perché ogni Paese ha le sue regole. E il consumatore dovrebbe sempre informarsi su quali siano».
Leggi più rigide – Il fenomeno indica come i tempi siano cambiati. E come su alcuni dettagli le norme rossocrociate siano diventate più restrittive. «Prendiamo, ad esempio, la classica imitazione della pistola – fa notare Carta –. Fino a poche decine di anni fa era in commercio anche da noi. Ora non più. La legislazione è diventata più rigida».
Rapine con pistole finte – Comprensibilmente visto che, nel corso degli ultimi anni, si sono diffuse le rapine con armi finte. L’ultima in Ticino si è verificata lo scorso 6 aprile presso un distributore di benzina di Novazzano. «Anche per evitare situazioni analoghe – riprende Carta –, si è deciso di assoggettare alla Legge federale sulle armi le imitazioni che sono confondibili, a prima vista, con le armi da fuoco vere».
Tre svizzeri su quattro acquistano su internet – Secondo un recente sondaggio dell’Ufficio federale di statistica, il 75% degli svizzeri fa acquisti in rete. E compra di tutto. Dai vestiti alle vacanze. Passando da cianfrusaglie di vario tipo. Tre svizzeri su quattro nel 2017 hanno fatto almeno un acquisto sul web. Sette anni prima la proporzione era limitata a un cittadino su due.
Il problema non sta nell’acquisto in sé – «Occorre fare sempre più attenzione a quello che si ordina – ammette Didier Lelais, avvocato –. Il fatto che l’ordine sia fatto via internet e il recapito avvenga per posta non fa stato. È come se si andasse fisicamente a prendere merce illegale per la Svizzera in un determinato Paese per poi portarla qua. La sostanza non cambia. Non è tanto l’acquisto a essere “vietato”. Quanto l’importazione o la detenzione in Svizzera dell’oggetto non autorizzato dalla nostra legislazione».
Rischio di sfociare nel penale – Spesso, soprattutto i giovani e gli anziani, non ne sono consapevoli. «In alcune circostanze – riprende Lelais –, come ad esempio per quanto riguarda gli acquisti di armi finte, si può sfociare anche nell’ambito penale. E le sanzioni possono variare. Nel caso in cui a compiere l’acquisto sia un minorenne, la responsabilità può ricadere automaticamente sul genitore».