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CANTONE / SVIZZERACriminalità in Ticino: fratelli in affari e bella vita al sud

25.04.19 - 18:03
L'Ufficio federale di polizia (fedpol) indaga anche da noi. E nel 2018 ha portato alla luce due crimini
Depositphotos - foto d'archivio
Criminalità in Ticino: fratelli in affari e bella vita al sud
L'Ufficio federale di polizia (fedpol) indaga anche da noi. E nel 2018 ha portato alla luce due crimini

BERNA/BELLINZONA - «La mafia è ben radicata anche in Svizzera». È questa la conclusione a cui è giunto nuovamente l’Ufficio federale di polizia (fedpol) analizzando il rapporto d’attività 2018. Tra i casi trattati a Berna nel corso dello scorso anno, sono due quelli “ticinesi”. Due episodi che toccano il nostro cantone e che sono legati rispettivamente alla criminalità organizzata e a quella economica.

Due fratelli contro il fisco - La fedpol viene contattata dalla Guardia di finanza italiana a metà settembre. Da due mesi soggiornano in Ticino due fratelli che truffano il fisco, soprattutto tramite prestiti fittizi da cui hanno ricavato un guadagno illecito di ben 16 milioni di franchi. Il 20 settembre dalle intercettazioni telefoniche si evince il trasferimento dei due in un nuovo appartamento. L'agenzia immobiliare parla di «codice 2909». Un codice che - svelano le indagini sul territorio - fa riferimento a una piccola cassaforte ubicata dietro a una cassetta della posta. All’interno si trovano le chiavi dell’appartamento. Il quartiere viene sorvegliato e la fedpol contatta la polizia cantonale ticinese, che il 22 settembre arresta i due fratelli. Durante la perquisizione vengono rinvenuti una ventina di smartphone, numeri di conti correnti, carte di credito e diversi documenti bancari. Il 25 settembre c’è l’estradizione in Italia.

L’indagine italiana è durata tre anni e ha coinvolto 59 persone e 92 società. La cooperazione con la Svizzera ha permesso l’arresto di due persone, esponenti di spicco di una vasta organizzazione criminale.

Sole e cibo - Il secondo caso è stato soprannominato dalla stessa fedpol “la bella vita al sud”. I protagonisti sono «una coppia insolita»: un ultraquarantenne con capelli biondi di media lunghezza e un giovane di circa 25 anni. Il primo vive di rendita, il secondo è imprenditore. Entrambi provengono dallo stesso Paese baltico e sono a caccia di affari nella vicina Scandinavia. Le autorità scoprono i loro raggiri: truffano vittime ingenue appropriandosi dei loro averi, che provvedono a trasferire all’estero. L’obiettivo è capire che fine faccia il denaro. Dalla loro patria arriva quindi alla Svizzera una richiesta CARIN (Camden Asset Recovery Inter-Agency Network), rete informale che collega fra loro operatori delle autorità di perseguimento penale e di giustizia, nonché esperti di recupero di beni di vari paesi.

L’unica traccia porta in Ticino, luogo di dimora attuale dei due. Fedpol si rivolge a diversi uffici del registro fondiario nel Sottoceneri e coglie nel segno: i due baltici possiedono quattro immobili, appartamenti di alta gamma, attici e proprietà in ottima posizione. Ricerche online e registro di commercio rivelano anche la partecipazione a una società di investimenti e a un bar. E a Camorino risultano due auto di lusso targate a loro nome. Gli agenti federali raggiungono quindi il Ticino e sorvegliano l’abitazione dei due sospetti cercando indizi. Sbucano auto di lusso intestate a un’azienda estera a loro nome e il contatto del padre del giovane, che non sembra coinvolto negli affari ma solo residente qui «per ragioni climatiche».

Le indagini si concludono e Berna è in grado di informare il Paese baltico sui risultati: i beni patrimoniali dei due si aggirano intorno ai tre milioni e mezzo di euro. A loro carico parte quindi un procedimento per truffa per mestiere e riciclaggio di denaro.

Scambio di dati tra nazioni - Fatto curioso legato al lavoro d’indagine contro la criminalità economica è che la fedpol nel caso dei due baltici era in possesso di due importi: uno ufficiale (comunicato alle autorità estere) e uno ufficioso (che ammontava a quasi il doppio). Berna non può infatti trasmettere dati su conti bancari e neppure dati fiscali, limitandosi alle sole «informazioni consentite dal pertinente quadro giuridico». Per ottenerli il paese estero dovrà inoltrare domanda di assistenza giudiziaria. Una procedura che spesso «può richiedere anni».

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