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CANTONE«Al Ticino serve solo una mentalità imprenditoriale diversa»

25.04.19 - 06:00
Intervista a Abouzar Rahmani, Ceo di un gruppo agroalimentare internazionale che ha deciso di trasferire alcune attività nel nostro Cantone
«Al Ticino serve solo una mentalità imprenditoriale diversa»
Intervista a Abouzar Rahmani, Ceo di un gruppo agroalimentare internazionale che ha deciso di trasferire alcune attività nel nostro Cantone

LUGANO - Cos’hanno in comune ghiaccio e cioccolato? Un binomio tipicamente svizzero rappresentato però da un uomo con un nome straniero. Stiamo parlando di Abouzar Rahmani, Ceo della Mani International SA, il cui marchio Mani dallo scorso settembre è “Silver Sponsor” dell’Hockey Club Lugano. Fondatore del Gruppo ZHAR, che controlla alcuni marchi alimentari noti da noi come CimaNorma, Rahmani è un imprenditore di esperienza che ha già operato in diversi mercati come Belgio, Olanda, Inghilterra, Ginevra, ed ora Lugano.

Ma cosa l’ha spinto a trasferire parte delle sue attività in Ticino? «Al di là degli aspetti privati - il clima, la cultura e pure mia moglie - ad avermi convinto come imprenditore è il mix fra Svizzera e Mediterraneo. In Ticino si può infatti trovare la qualità e l’organizzazione tipicamente svizzere combinate alla famosa cultura alimentare mediterranea. Per una società che fa del cibo sano una missione come la nostra è quindi un luogo ideale e che non si può trovare altrove», spiega Rahmani.

Ticino terra di talenti - La sua visione di imprenditore è chiara: «Creare aziende e società legate al territorio, dare alla luce qualcosa di valore per la società nel suo insieme». Ma c’è dell’altro, perché secondo il nostro interlocutore il Ticino non solo è terreno fertile per i prodotti di qualità, ma è pure un cantone ricco di risorse. Non parliamo di materie prime, naturalmente. Noci, frutta e cacao vengono infatti importate dai quattro angoli del mondo. Ma di talenti. «È stata una piacevole sorpresa. Il successo di un’attività, almeno per il 50%, è dato dalle persone che vi lavorano. E qui - assicura - ho trovato collaboratori ticinesi, svizzeri e internazionali decisamente affidabili e con parecchia esperienza nel settore agroalimentare».

Le banche danno, le banche tolgono - Il restante 50% riguarda invece l’organizzazione del lavoro, le infrastrutture - uno stabilimento produttivo si trova a Rancate, con una ventina di dipendenti, e chissà che non ne arrivi un altro a breve… - e la mentalità imprenditoriale. Ed è questo probabilmente il tasto dolente della nostra economia secondo Rahmani: «Il Ticino ha un potenziale enorme, specie nell’industria dei beni di consumo di qualità, ma le imprese locali spesso non vengono sostenute a sufficienza. Le banche, ad esempio, dovrebbero essere più attive e sostenere maggiormente le piccole-medie imprese, non essere passive limitandosi ad attività di private banking o investment banking all’estero, come negli Stati Uniti». Un paradosso se si pensa che fino a qualche anno fa erano proprio le banche la locomotiva del nostro cantone.

Soddisfatti dell’HCL malgrado la stagione - Nonostante sia una compagnia con ramificazioni un po’ in tutto il mondo, la ZHAR SA (e di riflesso i marchi a lei affiliati) alle nostre latitudini è ancora poco conosciuta. Proprio per questo è nata la collaborazione con l’HCL. «Non è un approccio nuovo per noi, l’abbiamo già fatto in altri Paesi, come in Olanda e in Belgio. Proprio perché siamo presenti sul mercato degli alimenti naturali e sani, lo sport è un ottimo veicolo per i nostri prodotti. Per il momento siamo soddisfatti della partnership con l’HCL», spiega Rahmani. Nonostante i risultati piuttosto deludenti di questa stagione? «Certo (sorride). Chiaramente più la stagione è lunga e più la visibilità è maggiore. Ma sosteniamo il team a prescindere dal risultato».

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