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LUGANOL'ultimo atto di fede degli ex GdP

18.04.19 - 06:59
A quasi un anno dal fallimento si attende un bilancio sul fondo di solidarietà destinato agli ex dipendenti. Syndicom: «Fiducia nella Curia, ma non sappiamo se tutto è stato ridistribuito»
L'ultimo atto di fede degli ex GdP
A quasi un anno dal fallimento si attende un bilancio sul fondo di solidarietà destinato agli ex dipendenti. Syndicom: «Fiducia nella Curia, ma non sappiamo se tutto è stato ridistribuito»

LUGANO - E Gesù disse: «Non sappia la tua mano sinistra ciò che fa la tua destra». È un precetto biblico e non stupisce che sia stato adottato dalla Curia nella ridistribuzione dei soldi agli ex dipendenti del Giornale del Popolo. Sorprende semmai, visto che gli anniversari poco allegri s’avvicinano (il 18 maggio 2018 uscì l’ultima edizione del giornale e il 5 giugno seguente fu decretato il fallimento della società editrice), che ancora non sia stato fatto un pubblico bilancio dell’operazione. La premessa, doverosa e importante, è che non ci sono indizi di scorrettezze nella ripartizione della cifra raccolta, si è parlato di 800 mila franchi, ma il saldo finale dovrebbe aggirarsi attorno agli 840 mila. E nemmeno risulta che i beneficiari abbiano avuto da ridire…

La Curia rinvia - E allora? Allora mal si comprende il velo di opacità, ma altri la chiamerebbero discrezione, attorno alla colletta. Un velo che in via Borghetto promettono di sollevare tra qualche mese: «Il lavoro dell’Associazione è ancora in corso - risponde il Vicario generale Nicola Zanini -. Una volta evase tutte le pendenze rimaste, verosimilmente nel mese di giugno, verrà emanato un comunicato conclusivo». Monsignor Zanini presiede il comitato direttivo dell’Associazione solidarietà e operatori del media, voluta dallo stesso vescovo Valerio Lazzeri per concedere gli aiuti ai dipendenti del Gdp rimasti disoccupati. Gli assegni integrativi attinti dalla raccolta fondi sono stati uno degli strumenti.

L'atto di fede - L’aspetto controverso è che la nascita dell’Associazione ha, di fatto, ridimensionato il ruolo decisionale della Commissione ad hoc assieme alla quale era stata decisa la chiave di riparto dei soldi. Messi davanti alle intenzioni della Curia, i membri della Commissione (composta dei sindacati Ocst, Syndicom, dall’Associazione ticinese dei giornalisti e da rappresentanti dei dipendenti) hanno apparentemente fatto buon viso. Sebbene risultasse chiaro che controllore e controllato, a quel punto, fossero la Curia stessa. E si chiedesse loro un atto di fede, mancando un controllo diretto sui franchi usciti ed entrati. Altro aspetto che attende risposta è se tutti i soldi raccolti (e quanti?) sono stati versati ai dipendenti e se, invece, l'associazione ne terrà una parte per continuare la propria attività. Una domanda che si fa anche Nicola Morellato: «Non abbiano motivo per non avere fiducia nell'operato della Curia - dice il segretario regionale di Syndicom -, ma come Commissione non siamo in grado di certificare che tutti i soldi siano stati versati agli ex dipendenti». Meno critica l'Atg: «L'operazione procede bene - fa sapere l'ex presidente Ruben Rossello - .  I fondi recuperati grazie al nostro impegno e alla disponibilità dell'editore sono significativi e che si fa ogni sforzo possibile per gestire tutto con il massimo dell'equità e considerando la situazione personale di ognuno. Le decisioni vengono prese all'unanimità e tutti siamo impegnati a portare avanti il Fondo di solidarietà nel miglior modo, con attenzione in particolare per coloro che non hanno ancora trovato una nuova occupazione. Una gran parte di quanto raccolto è gia stato distribuito e il resto seguirà entro il mese di giugno».

Alcune divergenze - Negli statuti è inoltre stabilito che è l’Associazione ad avere l’ultima parola sugli aiuti. Ciò che ha creato divergenze per alcuni, non molti, casi segnalati dalla Commissione ad hoc. Commissione che tuttavia, ancora in una lettera del gennaio scorso, riconosce che «la somma raccolta è stata distribuita agli ex dipendenti, secondo un rigoroso sistema di punti che considera l’età, l’anzianità di servizio e ogni altro criterio utilizzato per i piani sociali». E se non ci si fida della Curia...

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