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CANTONE«Per colpa nostra la gente ha avuto paura»

11.04.19 - 18:30
La difesa chiede condanne massime di tre anni per i quattro imputati a processo per la rissa di via al Forte a Lugano. «Non era tentato omicidio»
Rescue Media
Via al Forte, teatro della maxirissa
Via al Forte, teatro della maxirissa
«Per colpa nostra la gente ha avuto paura»
La difesa chiede condanne massime di tre anni per i quattro imputati a processo per la rissa di via al Forte a Lugano. «Non era tentato omicidio»

LUGANO - «Scusateci, per colpa nostra le persone hanno avuto paura». È con le parole dei quattro imputati che poco fa si è chiuso il processo per la rissa con accoltellamento andata in scena il 21 ottobre 2017 in via al Forte a Lugano, all’esterno della discoteca Blu Martini.

Prima di loro hanno parlato i difensori, che puntano tutti a una pena massima di tre anni, di cui diciotto mesi da espiare. Per i loro rappresentanti legali non si trattò di tentato omicidio intenzionale.

«Non hanno cercato gli albanesi» - «Non aveva l’intenzione di dare vita a un bagno di sangue» ha innanzi tutto affermato l’avvocato Hugo Haab, patrocinatore del 24enne svizzero di origini balcaniche, insistendo sul ruolo passivo che il suo assistito avrebbe avuto nella rissa. «Ha sempre detto di voler chiarire il pestaggio del fratello avvenuto una settimana prima». E se anche avesse pianificato una vendetta, «una volta arrivato a Lugano, il gruppo non è andato a cercare gli albanesi».

Eventi «enfatizzati» - Per l’avvocato Daniele Molteni, difensore del 26enne sudamericano, le espressioni “regolamento dei conti” e “sete di vendetta” sarebbero soltanto «un’enfatizzazione degli eventi». E anche lui ha sottolineato che i quattro, quella notte, avevano raggiunto una discoteca in cui non c’erano gli albanesi. «In ogni interrogatorio - ha aggiunto - traspariva la loro paura nei confronti degli altri».

«Nessuna intenzione di uccidere» - Dei rivali albanesi ha parlato anche l’avvocato Egidio Mombelli, patrocinatore del 24enne sudamericano. Lo ha fatto ricordando che il gruppo in questione «è composto da persone aggressive e violente, anche loro al centro di procedimenti penali che approderanno in aula». Secondo il legale, «se vi è quindi qualcuno propenso a menare le mani, è il gruppo di albanesi». Ma il suo assistito è colui che quella notte aveva impugnato la pistola. «Sicuramente non aveva l’intenzione di uccidere».

Il 46enne «non c’entra» - «Fare serata». È questo che, secondo il suo difensore Andrea Cantaluppi, il 46enne cubano pensava di andare a fare a Lugano. «Non aveva alcuna idea dei piani degli altri, non sapeva che c’era di mezzo una pistola». E per quanto riguarda il coltello che l’imputato si portava in tasca? In fase d’inchiesta il 46enne aveva dichiarato che gli era stato regalato quella sera, ha osservato il legale. «E nella rissa lo ha usato per legittima difesa». In via principale ha chiesto che il 46enne sia assolto e risarcito per il periodo sinora trascorso in carcere.

L’accusa: «Erano pronti al peggio» - Per l’accusa, rappresentata dal procuratore pubblico Moreno Capella, i quattro erano pronti al peggio. «Per loro l’omicidio era un opzione». Nei loro confronti aveva dunque chiesto, stamattina, fino a sei anni e mezzo di carcere. Per il 24enne e il 26enne sudamericani aveva inoltre proposto l’espulsione per dieci anni.

Il giudice Mauro Ermani comunicherà la decisione della Corte domani, venerdì 12 aprile, alle 16.30.

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