La lobby delle agenzie scrive al Municipio di Lugano, e minaccia le vie legali. «Non estrometteteci dagli appalti pubblici»
LUGANO - Niente interinali negli appalti pubblici. La mozione presentata l'estate scorsa da otto consiglieri comunali a Lugano, sull'esempio di quella presentata in precedenza (con preavviso favorevole del Municipio) a Chiasso, ha fatto arrabbiare Swissstaffing, l'associazione svizzera delle agenzie del lavoro temporaneo. Che ha bussato alla porta del Municipio a mezzo raccomandata.
Secondo la lobby degli interinali, la mozione inter-partitica propone «una misura contraria al principio della libertà economica». La presa di posizione (vedi il documento allegato) definisce «fuorvianti» le asserzioni dei firmatari Giovanni Albertini (Ppd), Tiziano Galeazzi (Udc), Peter Rossi (Plrt), Simona Buri, Carlo Zoppi e Raoul Ghisletta (Ps), Nicola Schoenenberger (I Verdi) e Demis Fumasoli (Pc).
Il dilagare del lavoro interinale in Ticino è innegabile: da 1,7 milioni di ore lavorate nel 2000 alle 7,6 milioni attuali. Ma per Swissstaffing «non può essere considerato sinonimo di precariato». Il settore - sottolinea la presa di posizione - è «regolato da una legge federale e da due ordinanze che fissano delle condizioni precise».
Non solo: secondo la lobby, il lavoro interinale sarebbe «meno soggetto a violazioni rispetto al lavoro fisso» e addirittura «più garantista nei settori in cui non esistono contratti collettivi di lavoro». La crescita del settore «è reale ma legata alla crescita di tutta l'economia» e non esisterebbe «alcun effetto di sostituzione» dei lavoratori assunti con forza lavoro interinale.
A sostegno della tesi, Swissstaffing cita i dati della disoccupazione in Ticino, in calo negli ultimi anni. E lancia un avvertimento al Municipio: l'introduzione di una norma blocca-interinali negli appalti «ci obbligherebbe a fare ricorso che comporterebbe per la collettività di Lugano un grande dispendio di tempo e denaro pubblico». La sfida è lanciata.