Così Gianni Frizzo, per il quale l'iniziativa "Giù le mani dalle Officine" non è in antitesi con il trasferimento a Castione. E rassicura: «Nessuna spaccatura fra i lavoratori»
BELLINZONA - «Siamo stupiti da come sono circolate le notizie. Perciò vogliamo fare un po’ di chiarezza». È con queste parole che Gianni Frizzo, presidente del Comitato dell’Associazione “Giù le mani dalle Officine” ha iniziato il suo intervento oggi alla Casa del Popolo di Bellinzona.
Non si vota sul dove, ma sul cosa - Nella conferenza stampa voluta dall’Associazione, è stato detto a chiare lettere che i due progetti - l’iniziativa su cui si voterà il 19 maggio e il trasferimento delle Officine a Castione - «non sono assolutamente in antitesi». La discussione non è infatti sul «contenitore» delle future Officine, dunque l’ubicazione «che comunque pone degli interrogativi». Ma sul «contenuto, sui valori occupazionali, e su come verrà gestito il periodo di transizione dal 2019 al 2026».
Nessuna rassicurazione - L’iniziativa è quindi «l’unica via che riporta il treno sui binari». Perché, stando ai calcoli dei relatori, nella nuova struttura così come concepita attualmente, verrà dimezzato il personale: «La prospettiva ottimistica è di 120 trasferimenti (100 produzione e 20 a livello amministrativo)». Ad oggi, lamenta l’Associazione, «non ci è stato presentato nessun piano che smentisce questo fatto». L’appello, al contrario, è che non ci sia una riduzione dei posti di lavoro, intraprendendo un percorso orientato alla tecnologia e alla manutenzione pesante, non solo quella leggera (sotto alle 4-5 ore): «Le FFS invece vogliono disimpegnarsi di alcune attività».
In gioco il futuro del Ticino - Frizzo ha quindi insistito sulla necessità di un piano industriale: «È una richiesta che dovrebbe gridare tutto il Ticino. Noi non abbiamo paura di perdere, e già il fatto che si vota è una vittoria. Ma la posta in gioco è alta e non possiamo alzare la voce da soli», ha concluso, invitando dunque a votare sì il 19 maggio. «Non per me o per i lavoratori, ma per i vostri figli e per il futuro del Canton Ticino».
«Nessuna divisione, ma strumentalizzazione» - Il presidente del Comitato dei lavoratori Ivan Cozzaglio è dal canto suo tornato sull’ormai nota lettera firmata dalla maggioranza del personale in cui si accoglie favorevolmente il trasferimento a Castione delle Officine. Spiegando che la lettera è partita da due capireparto, «che probabilmente volevano mettersi in mostra con la direzione». «È logico - ha continuato - che molti hanno pensato “me lo dice il capo, se non firmo avrò delle conseguenze” e allora hanno firmato». Ma per Cozzaglio ci sono diverse falsità, dagli operai che sono spaccati in due, come emergerebbe dalla missiva «creata ad hoc per mettere confusione», alla discussione sul trasferimento a Castione, che come già detto «è semplicemente un’altra cosa», fino alla garanzia che non ci saranno licenziamenti, «che non è mai stata data». Inoltre chi ha firmato, «non sapeva che la lettera sarebbe stata spedita al Ceo delle FFS Andreas Meyer».