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CAMORINOI migranti "sotterrati" da due anni

21.03.19 - 17:16
Le testimonianze di chi vive nel bunker delle polemiche: «Nervosismo e problemi di salute». Consegnate le firme per la chiusura
foto tio/20minuti
Alcuni dei migranti intervistati
Alcuni dei migranti intervistati
I migranti "sotterrati" da due anni
Le testimonianze di chi vive nel bunker delle polemiche: «Nervosismo e problemi di salute». Consegnate le firme per la chiusura

CAMORINO -  Nel bunker "delle polemiche" i guai non finiscono mai. Dopo Argo1, e il caso di un dipendente della Croce Rossa indagato per furto, oggi un gruppo di attivisti ha consegnato a Palazzo delle Orsoline una raccolta firme per chiudere la struttura. 

L'appello dei medici - Alla petizione hanno aderito un centinaio di medici ticinesi, allarmati dalle condizioni di vita all'interno del centro. Il collettivo R-esistiamo ha consegnato in mattinata le firme al cancelliere di Stato Arnoldo Coduri.

tipressLa consegna delle firme, oggi

Soggiorni prolungati - Gli attivisti hanno denunciato più volte l'ambiente «disumanizzante e dannoso per la salute» e le permanenze «troppo prolungate» dei migranti all'interno del centro. C'è chi sottoterra ci vive da oltre due anni, come Mahmoud*: «Ormai mi sono dimenticato la vita normale» racconta il 32enne pakistano. «La cosa che mi pesa di più? La mancanza di aria e luce naturale. Non c'è nemmeno una finestra».

Limiti sforati - Il limite di permanenza nella struttura è di tre mesi a persona secondo il Dss, che gestisce i centri-asilanti sparsi per il Ticino. Per la Commissione federale contro la tortura, invece, dovrebbe essere di due-tre settimane al massimo (come avviene negli altri cantoni). 

«Come detenuti» - Ma la realtà è ben diversa a sentire un gruppo di migranti intervistati da tio/20minuti fuori dalla struttura. Cinque persone di età e nazionalità diverse – Pakistan, Eritrea e Afghanistan – con status di rifugiati, richiedenti oppure “fantasmi” a cui l'asilo è stato rifiutato da tempo «ma non possiamo essere rimpatriati e ci tengono qui, con obbligo di firma come detenuti» lamentano.

«Toglieteci da qui» - Nel bunker sono una decina, su cinquanta di ospiti totali. «Esasperati» da una convivenza che paragonano «a una prigione ma senza tv» e in camerate da venti persone. «Non abbiamo svaghi e la tensione è sempre alta» racconta un altro pakistano, nel bunker da quindici mesi. «La salute ne risente, abbiamo continui problemi» dice per esperienza. Le loro richieste al Cantone? «Toglierci di qui al più presto, e collocarci in appartamenti». 

* nome di fantasia

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