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CANTONE«Quel dolore nascosto che in troppe considerano normale»

18.02.19 - 11:04
Cinquecento pazienti in quattro anni è il bilancio del Centro di Endometriosi dell'EOC. Il direttore: «È una malattia che non deve diminuire la qualità di vita. E si può curare»
Depositphotos (b.zyczynski)
«Quel dolore nascosto che in troppe considerano normale»
Cinquecento pazienti in quattro anni è il bilancio del Centro di Endometriosi dell'EOC. Il direttore: «È una malattia che non deve diminuire la qualità di vita. E si può curare»

LUGANO - “Con dolori partorirai figli”. Dolore e fertilità, la maledizione biblica ne è un esempio, sono un connubio vecchio come il mondo. E perciò duro da superare. Tabù e preconcetti accompagnano anche una malattia, l’endometriosi, che si presenta con forti sofferenze prima e durante il ciclo mestruale. Un male nascosto, quello dell’infiammazione indotta da questa malattia dell’endometrio, a torto ritenuto “normale” da molte donne e a volte da alcuni medici. Un male di cui si parlerà in una conferenza pubblica martedì 19 febbraio, dalle 18.30 alle 20, nell’aula magna dell’ospedale Civico a Lugano.

Cinquecento pazienti - «L’endometriosi è una malattia cronica che si manifesta fin dal primo ciclo e che può cessare di dare problemi dopo l’inizio della menopausa» spiega il dottor Christian Polli, direttore del Centro di Endometriosi della Svizzera italiana dell’EOC, che si occupa di questa malattia ormai da quasi quindici anni. Il Centro, dal 2014 - anno della sua creazione - ad oggi ha aiutato circa mezzo migliaio di pazienti, ed annualmente permette ad una sessantina di loro con uno stadio della malattia avanzata di essere operate (il male è benigno, ma può infiltrarsi anche nei tessuti limitrofi).

La presa di coscienza - Il punto centrale sta nello stabilire quando il dolore, che accompagna le mestruazioni, non è normale. Un buon metro, spiega il dottor Polli, «è che il dolore non deve diminuire la qualità di vita di una paziente al punto tale da renderla invivibile o non accettabile. Non possono essere spiegati come normali quei dolori che portano una donna a non poter restare sul posto di lavoro, a dover chiudersi in casa o addirittura a recarsi da un medico per il male». Altro metodo di misura sta nel considerare «non normali quei disturbi che portano una donna ad assumere dei medicamenti contro il dolore in modo continuo». Essere costrette a prendere antidolorifici cronicamente durante i giorni del ciclo è più di un campanello d’allarme.

La diagnosi arriva spesso tardi - Proprio perché l’endometriosi è ancora una malattia sottovalutata il periodo per giungere ad una prima diagnosi è molto lungo e varia da nazione a nazione. «Ci si può mettere, in media dai 5 ai 7, fino ai 10 anni. Da quando la donna inizia a consultare medici e ginecologi fino alla scoperta del problema» dice lo specialista.

Il ritorno alla normalità - L’endometriosi è una malattia cronica, ma i suoi sintomi sono curabili. Molto dipende dallo scopo del trattamento che implica la risoluzione del dolore o la ricerca di una gravidanza. L’età, lo stadio della malattia così come il desiderio della paziente sono elementi essenziali. «Se l’obiettivo è solo stare meglio o se nel contempo vi è anche il desiderio di avere un figlio. La terapia può essere infatti diametralmente opposta. Nel primo caso si cerca di migliorare la qualità di vita attraverso un medicamento che faccia sparire il dolore e diminuisca l’infiammazione. Questi trattamenti sono però tutti di tipo ormonale e purtroppo incompatibili con la maternità. Nel secondo caso si può fare invece ricorso alla chirurgia oppure ci si avvale del collega che prende a carico l’infertilità valutando la coppia nella sua integralità» spiega il dottor Polli. La terapia contiene comunque la malattia e non ne permette la progressione.

Terapie all’avanguardia - Lo scopo, invece, della conferenza in programma martedì 19 febbraio... «Far sapere alla popolazione che ha a disposizione una infrastruttura specifica e specializzata. In Svizzera ve ne sono sei, di cui quattro universitarie» conclude Christian Polli.

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