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CANTONECrollo in galleria, chiesta l’assoluzione

24.01.19 - 12:04
Il processo per il cedimento nella galleria del San Salvatore si è riaperto coi primi interventi della difesa
Ti Press
Crollo in galleria, chiesta l’assoluzione
Il processo per il cedimento nella galleria del San Salvatore si è riaperto coi primi interventi della difesa

LUGANO - Quali erano i compiti degli addetti ai lavori? E chi avrebbe dovuto verificare le conseguenze dei lavori di impermeabilizzazione sulla struttura del tunnel? «Non il mio assistito, che era responsabile della progettazione del sistema di ventilazione e della demolizione della soletta». Il processo per il crollo dell’8 giugno 2017 nella galleria del San Salvatore si è riaperto, oggi alle Correzionali presiedute dal giudice Mauro Ermani, con l’intervento dell’avvocato difensore Fulvio Pelli, accompagnato dall’avvocato Paolo D’Alessandro. Al banco degli imputati siedono quattro addetti ai lavori.

Pelli: «Lui non dovrebbe essere in aula» - L’intervento d’apertura si è concentrato sulle responsabilità di uno degli ingegneri: «Aveva approfondito la questione relativa a un eventuale riempimento della nicchia che si veniva a formare con la rimozione della soletta» ha ribadito Pelli. Un riempimento che non era però necessario, secondo l’ingegnere, per garantire la statica della struttura. Conclusione alla quale giunge, lo ha sottolineato l’avvocato, anche la perizia: il crollo si sarebbe evitato non con il riempimento della nicchia, bensì con fori di drenaggio appropriati. «Aspetto che non era di sua competenza» ha affermato ancora Pelli, sottolineando tra l’altro che dopo il cedimento la nicchia era intatta. «Il mio cliente non dovrebbe essere presente a questo processo» ha detto, chiedendone l’assoluzione.

Borradori: «Tutti in cerca di una risposta» - E una richiesta d’assoluzione è giunta anche dall’avvocato Carlo Borradori nei confronti del suo assistito, il più giovane dei quattro addetti ai lavori seduti al banco degli imputati. Giovane e «all’epoca dei fatti anche inesperto, che in corso di cantiere si è trovato ad avere una serie di responsabilità che non era in grado di assumersi». Lui era infatti un subordinato, «l’ultima ruota del carro», lo ha definito il legale. Ma non per questo non meno serio degli altri. E anche lui in cerca di una risposta, «per capire quell’evento che poteva trasformarsi in tragedia».

La mancanza di un’altra perizia - Borradori ha inoltre detto che «l’inchiesta è monca», poiché si basa su una sola perizia. I reati erano a rischio di prescrizione, quindi non è stato possibile commissionare una seconda perizia di parte. E quella esistente «non chiarisce se la mancanza dei fori abbia avuto un ruolo nel disastro», pertanto non ci sarebbe «un nesso di causalità tra quello che il mio assistito non avrebbe visto (l’assenza dei buchi, ndr) e il risultato».

Dafond: «Impegno logistico importante» - Documentazione alla mano, l’avvocato Felice Dafond ha sottolineato che il suo assistito - l’impresario costruttore di 67 anni - era responsabile della logistica nel cantiere: «Da nessuna parte gli si attribuisce il controllo dell’esecuzione dei fori di drenaggio» ha spiegato il legale, aggiungendo: «L’impegno logistico era importante: le maestranze prendevano in consegna la galleria alle 21, per poi riconsegnarla alle 5.30 del mattino, ogni notte entravano e uscivano 110 operai».

I fori assenti… venivano dopo - All’epoca l’impresario aveva inoltre dovuto lasciare il cantiere per l’insorgere di una grave malattia. «E i mancati fori - ha comunque fatto notare Dafond - sono tutti cronologicamente collocabili nel periodo in cui il mio assistito era in malattia». Anche per lui è dunque stata chiesta l'assoluzione.

Nei confronti dei quattro imputati, ieri la procuratrice pubblica Chiara Borelli aveva chiesto pene pecuniarie, sospese. Nel suo intervento si era soffermata, in particolare, sulle cause alla base del crollo: l’aumento della pressione idrostatica a seguito dell’impermeabilizzazione del tunnel e l’assenza dei previsti fori di drenaggio. E Borelli aveva anche rilevato una mancanza di sorveglianza e di comunicazione.

I quattro, lo ricordiamo, sono accusati di franamento, violazione delle regole dell’arte edilizia e perturbamento della circolazione pubblica (tutti i reati per negligenza).

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