La nota a protocollo "spuntata" due giorni fa e trasmessa dal Governo alla Gestione mostra la decisione (del 26 maggio 1999) di adeguare il forfait a 6'000 franchi
BELLINZONA - Non è presente alcun reato di abuso di autorità. È questa la conclusione a cui è giunto il Procuratore generale Andrea Pagani in merito alla questione del rimborso forfettario percepito da Giampiero Gianella. Non vi sarà pertanto alcuna inchiesta penale.
L'ex cancelliere ha percepito un rimborso forfettario di 6'000 franchi - benché ne fossero previsti 5'000 - dal 1999 al 2011. Lo ha segnalato la Commissione parlamentare della Gestione (dopo la prima segnalazione del deputato MPS Matteo Pronzini) - che ha inoltrato il 4 dicembre una lettera anche al Ministero pubblico - e lo ha confermato con una nota il giorno seguente il Governo, aggiungendo che ai 1'000 franchi percepiti in più si aggiungono 2'303.95 franchi di rimborsi telefonici.
Se la nota a protocollo 28/99 del 17 maggio 1999 prevedeva infatti un rimborso di 5'000 franchi annui, il 20 maggio Gianella aveva scritto al capo dell'Ufficio stipendi indicando un importo di 6'000 franchi. Un'incongruenza che aveva portato, appunto, alla segnalazione ad Andrea Pagani del comportamento dell'ex cancelliere.
Due giorni fa il Consiglio di Stato ha però contattato nuovamente la Commissione, segnalando di avere trovato un'altra «nota promemoria» del 26 maggio 1999 in cui «durante la seduta governativa si era risolto di adeguare il forfait dell'ex cancelliere a 6'000 franchi annui».
Per questo motivo il Procuratore generale Andrea Pagani ha di conseguenza firmato un decreto di non luogo a procedere, riscontrando l'assenza di «un indebito profitto».