Bocche cucite in Curia, ma questo è l’esito dell’asta giudiziaria che si è tenuta oggi
LUGANO - Bocche cucite in Curia sull’esito dell’asta giudiziaria fallimentare con in palio le spoglie del defunto Giornale del Popolo. Sul piatto, in una saletta riservata a chi si è fatto avanti nelle scorse settimane, c’erano due bocconi ghiotti, la storica testata e il fondo fotografico. Come è andata? «Noi purtroppo non c’entriamo più niente. Dal 5 giugno, da quando cioè è stato dichiarato il fallimento, a prendere in mano ogni cosa è stato l’Ufficio fallimenti. Per sapere come è andata dovete chiedere a loro» si è limitato a dire l’addetto stampa della Curia. E loro, cioè il curatore dell’asta risponde sulla stessa linea: «Sono informazioni protette dal segreto d’ufficio».
Da fonti sicure l’esito è però stato il seguente, la Curia - che era presente con il proprio legale - è riuscita a ritirare il mobilio, ma soprattutto la testata. Che aveva risvegliato anche l’appetito di altri. Il vescovo ha così evitato una iattura come quella capitata a L’Unità, la cui versione risorta un Lele Mora si è offerto di dirigere.
Il fondo fotografico del GdP invece è stato ritirato dall’Archivio di Stato che l’ha spuntata sull’offerta del Corriere del Ticino. Infine all'asta del GdP c'era anche un 4% del pacchetto azionario di Tio, che è stato ritirato con offerta unica dalla stessa Ticinonline Sa. Così, da fonte sicura, sarebbero andate le cose.