La libertà è il tratto distintivo dell’associazione Quercia Nera. Unito a uno stile di vita ecosostenibile e anti consumistico. Ora, però, subentra uno sfratto inatteso
BELLINZONA – Fanno quasi tutto in casa. Il pane, la salsa di pomodori, le marmellate, il sale aromatico. Coltivano frutta e verdura, allevano pecore e galline. Sono i membri della Quercia Nera, associazione no profit basata su uno stile di vita libero, ecosostenibile e anti consumistico. Al timone, Gregorio C., 39 anni, e la sua compagna Francesca F.. «Due veri ribelli» dice lei. Ora la Quercia Nera, che ha sede sui Monti di Ravecchia (Bellinzona), è alle prese con uno sfratto inatteso. «Abbiamo due anni di tempo per trovare una nuova casa».
Spiriti liberi – Ottomila metri quadrati sospesi nel verde. Un luogo fuori dal mondo e dal tempo. La casa di Gregorio e Francesca colpisce soprattutto perché è fatta solo di oggetti riciclati. Ma anche perché è aperta a tutti. Ci vivono, oltre ai loro tre bimbi, anche altre persone. Andrea A., ad esempio. Un altro spirito libero. «Chiaro – precisa Francesca – ti vedi girare altre persone “estranee” per casa. E per questo serve tanta fiducia reciproca. Gli spazi sono condivisi. E anche le idee. Non ci pestiamo i piedi. Qualche tempo fa si sono fermati da noi, per qualche tempo, anche due giovani viaggiatori messicani. Il nostro motto è l’ospitalità».
La scelta del proprietario – «La nostra avventura – spiega Gregorio – l’abbiamo iniziata nel 2013. Prima in Malcantone. Poi, per cinque anni, a Sant’Antonio, in Valle Morobbia. Da un anno ci eravamo stabiliti qui. Sembrava andare tutto bene. Ora, però, il proprietario del terreno ha deciso di venderlo».
Fuori dagli schemi – Ad accoglierci, due asini salvati dalla macellazione. E due cani. All’entrata del giardino, ci imbattiamo in Stefano M., cinquantenne fotografo freelance. Una specie di filosofo. La sede della Quercia Nera è un po’ la sua seconda casa. «Sono sempre stato uno fuori dagli schemi. Non sopporto la società così come è strutturata, piena di obblighi e di cose stressanti. I ritmi frenetici non fanno per me».
Una coppia di simpatici “pazzi” – Gregorio, la svolta, l’ha vissuta nel 2006. «Ho un bachelor in amministrazione del turismo, lavoravo negli hotel del Vallese. A un certo punto mi sono stufato. Ero stanco di mangiare nervoso. Sono fuggito in Zambia, per sei mesi, in mezzo alla natura selvaggia. Lì ho capito che volevo altro dalla vita. Nel 2009 ho incontrato Francesca, un’altra “pazza” come me. Insieme, abbiamo messo in piedi questo progetto».
Il valore del denaro – Gregorio, per mantenere la famiglia, fa il manutentore di giardini. Anche se il denaro sembra essere l’ultimo dei suoi pensieri. «Noi vogliamo vivere in modo comunitario, con lo stretto indispensabile. Puntiamo molto sullo scambio, sul baratto, ricicliamo ogni cosa possibile. Le nostre prime attività erano legate a mercatini dello scambio, per esempio».
Un punto di riferimento – I membri della Quercia Nera sui Monti di Ravecchia hanno contribuito a tenere puliti anche i numerosi terreni del posto. E sono riusciti a creare un ottimo clima con i turisti e gli escursionisti. «L’estate è stata fantastica – sospira Gregorio – tutti si fermavano da noi. Volevano conoscere la nostra vita. Volevano provare a lavorare nell’orto, riscoprire il valore del tempo. Perché qui cerchiamo di viverla, la vita. Lavorando il giusto e dedicando il tempo a cose sane. Non come quelli “là fuori”, stressati per otto ore al giorno davanti a un computer, sempre in corsa».
La riconquista del tempo – «Il problema – riprende Stefano – è che alcuni vedono male il nostro approccio. A volte io sono stato giudicato come un “caso sociale”. Solo perché, una volta rotta, ho rinunciato all’auto. E solo perché ho deciso di prendermi i miei tempi, di non esaurirmi. In realtà siamo solo persone normalissime che hanno deciso di vivere la vita secondo un’altra ottica. E quando ho bisogno la macchina, c’è sempre un membro dell’associazione che me la presta. Ci si fanno tanti favori a vicenda».
Niente vestiti nuovi – Una ventina di membri attivi. Tanti amici. La Quercia Nera è un punto di riferimento per diverse persone. Anche per Ivan M., 52enne di Lugano. «Vengo qui spesso, per cambiare aria. La porta della Quercia Nera è sempre aperta. Amo la loro filosofia. Io, ad esempio, sono vent'anni che non compro un vestito nuovo. Punto tutto sul riciclo. Basta sprechi. È una società che consuma troppo, basata sull’apparenza e sul superfluo. Non mi ci identifico».
Forza e autosostentamento – Ma perché quel nome? Perché proprio la Quercia Nera? Lo spiega bene Francesca. «La quercia nera, intesa come albero, è simbolo di forza. Ma anche di autosostentamento. La quercia, con le sue semplici ghiande, ha dato da mangiare all’umanità. Noi, in fondo, siamo così. Vogliamo stare in piedi da soli, il più possibile. Anche coi detersivi facciamo attenzione. Solo detersivi autoprodotti, ecosostenibili. Il cibo, spesso, ce lo autoproduciamo. In inverno, con l’orto e il frutteto fermi, abbiamo qualche problema. E allora ci aiuta il Tavolino Magico, che sostiene progetti comunitari come il nostro».
Un importante traguardo – Ivan precisa, tuttavia, un aspetto fondamentale. «L'autosostentamento non è ancora un obiettivo raggiunto, purtroppo nemmeno d'estate. Ci si sta lavorando. Ma presuppone una maggiore estensione dei terreni coltivabili e una struttura per l'ospitalità che possa accogliere più persone al contempo. È un importante traguardo».
Due anni di tempo – Gregorio, nonostante lo sfratto, guarda al futuro con ottimismo. «Molti amici che conducono una vita più “normale” ci stimano per la nostra tenacia. Abbiamo tempo fino a dicembre 2020 per trovare una nuova sistemazione. Stiamo valutando alcune possibilità. L’avventura non si fermerà, ve lo garantisco».