«Manca una rete equestre. Sulle vie normali il cavallo potrebbe spaventarsi». La denuncia della Federazione Ticinese Sport Equestri
LUGANO - Anche i cavalli vogliono la loro corsia preferenziale. O meglio la vogliono coloro che vanno a cavallo. Il turismo equestre è una realtà consolidata alle nostre latitudini, ma tra nuove strade, lavori per realizzare ferrovie e ampliamenti vari per le vie destinate alle automobili, i cavallerizzi denuncia una certa dimenticanza della loro categoria. A dirlo è Stelio Pesciallo, presidente della Federazione Ticinese Sport Equestri. «Quello che manca sempre di più è una rete equestre. Esistono delle buone possibilità, ma anche tante difficoltà che si sono presentate a pari passo con l'ampliamento delle infrastrutture stradali, ferroviarie e soprattutto autostradali. Queste infatti hanno portato a rompere la possibilità di avere un tranquillo percorso a cavallo, obbligando i chi va a cavallo a percorrere strade aperte al traffico, o fare giri molto lunghi e impervi rispetto ai tragitti più consoni andando a scoraggiare quindi l'uso del cavallo».
Proprio di queste grandi difficoltà ci da qualche esempio chi quotidianamente si trova a fronteggiarle, ovvero Daniele Frei, cavaliere del tempo libero che batte con il suo cavallo la piana di Magadino «Abbiamo tanti sentieri da poter utilizzare, purtroppo però alcuni sono percorsi che si sono creati con il tempo e quindi non ufficiali anche se per ora tollerati. Abbiamo inoltre delle strade senza marciapiedi che ci limitano tantissimo in quanto non tutti i cavalli sono sicuri al 100% per marciare in strada, ma anche chi cavalca gli animali ha il diritto di girare e scoprire il nostro territorio. Qui abbiamo una pista equestre ufficiale che fiancheggia una pista per ciclisti, peccato che questa sia larga solo 1,20 metri e delimitata da paletti e un filo di ferro che se il cavallo dovesse spaventarsi rischieremmo di farci male entrambi».
La categoria dei cavallerizzi in sostanza invita le autorità ad avere maggiore parola nella progettazione delle piste, anche perchè, ci spiegano, «tante volte il progettista conosce poco la materia equestre e non è al corrente dei reali bisogni; ricordiamoci che stiamo sempre parlando di un essere vivente che necessita di spazio e quindi infrastrutture idonee». Un’idea? «Affiancare una pista per i cavalli accanto a quelle ciclabili».