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LUGANO«Tra casa mia e la scuola c’era l’incubo»

15.11.18 - 09:05
Shayda Askari, malcantonese di origini persiane, è stata vittima di bullismo nella sua adolescenza. La 37enne sarà tra le protagoniste di una grande serata sul tema al Palazzo dei Congressi
foto tio.ch/20min
«Tra casa mia e la scuola c’era l’incubo»
Shayda Askari, malcantonese di origini persiane, è stata vittima di bullismo nella sua adolescenza. La 37enne sarà tra le protagoniste di una grande serata sul tema al Palazzo dei Congressi

LUGANO – «Ricordo ancora la perenne ansia con cui vivevo il tragitto tra casa e scuola». Shayda Askari, 37 anni, malcantonese di origini persiane, sarà tra le relatrici del dibattito sul bullismo in programma per la serata di oggi, giovedì, al Palazzo dei Congressi di Lugano. Di professione psicologa, ha vissuto sulla sua pelle cosa significhi essere bullizzata. A Tio/ 20 Minuti Shayda racconta il suo dramma, vissuto in piena adolescenza, quando frequentava la terza media in una scuola del Luganese. «E a chi è vittima di bullismo dico di non chiudersi nel silenzio. Mai».

Un fulmine all’improvviso – Una grande serata evento organizzata dai City Angels di Lugano, in collaborazione con la sezione locale del PLR. Diverse personalità a confronto. Tra cui, Shayda. «Fino alla terza media era andato tutto bene. Io ero molto apprezzata dai docenti, anche perché mi applicavo molto. Non avevo alcun problema neanche con i compagni di classe».

Subentra il branco – A un certo punto, però, alcune ragazze più grandi, legate alla scuola, ma anche esterne, iniziano a prendere di mira Shayda. In particolare facendo leva sulle sue origini e sul fatto di essere molto diligente. «Non so spiegare di preciso come è cominciato questo incubo. Quelle ragazze mi insultavano, mi provocavano. Scrivevano il mio nome nei bagni, accompagnato da offese. Io ero logorata, sempre più insicura. Mi facevo mille domande».  

La paura della campanella – Settimane difficili, che Shayda ha vissuto col cuore in gola. Sapendo che ogni volta che sarebbe suonata la campanella avrebbe potuto incontrare quel gruppo. «I bulli ragionano così. Agiscono spesso in branco. E puntano le persone più fragili, a volte, anche senza una ragione precisa».

Emozioni che tornano a galla – La nostra interlocutrice è molto scossa mentre ripercorre quei momenti. «Un giorno una di quelle ragazze ebbe l’idea di copiare la mia scrittura. Riusciva a imitarla quasi perfettamente. Con l’indelebile, e con la mia finta scrittura, lasciarono una serie di insulti contro la mia migliore amica su alcuni cartelloni esposti sul tragitto tra casa e scuola. Volevano metterla contro di me. Volevano annientarmi».   

Il rendimento scolastico va a picco – Arrivano anche le minacce. Shayda è tormentata. Inizia ad andare male a scuola. Non segue le lezioni. È costantemente con la mente assente. «Non siamo mai arrivate alle mani. Ma temevo che mi picchiassero. Bigiavo, non portavo a casa i brutti voti. Il mio rendimento scolastico era crollato. Mi vergognavo di quanto stava accadendo. Non riuscivo a reagire da sola. In me cresceva anche il senso di colpa verso i miei genitori. Anche questo non mi aiutava a reagire».  

Interviene il papà – Il padre di Shayda si accorge che qualcosa non funziona. Parla con la figlia e riesce a farle confessare l’amara verità. Una mattina decide di seguirla, di nascosto. «Durante il tragitto, come ormai accadeva puntualmente, sono stata abbordata da una di quelle ragazze. Mio padre intervenne. Alzò anche la voce. Invano. Rimasi impressionata dalla resistenza verbale delle bulle».

La reazione imprevista – Shayda chiude l’anno scolastico con tre insufficienze e col morale sotto i tacchi. Solo nel corso dell’estate la situazione si sbloccherà. «Il branco aveva deciso di coinvolgere anche alcuni maschi. Una sera venni avvicinata da un bullo. La mia reazione fu imprevedibile. Erano ormai passati tanti mesi colmi di timori. Tutto era diventato troppo. Dentro di me sapevo di non meritarmelo».

Rabbia e frustrazione – Un accumulo continuo di rabbia e di frustrazione. Fino a quella sera d’estate in cui Shayda esplode. «Urlai e dissi tutto quello che per lungo tempo avevo tenuto dentro. Questo mio comportamento imprevisto cambiò completamente l’atteggiamento dei bulli nei miei confronti. Da quel giorno mi evitarono e mi lasciarono in pace».

L’importanza di comunicare – La 37enne psicologa si guarda alle spalle con orgoglio. «Tanti ragazzi non hanno la forza di reggere l’urto psicologico con i bulli. Non sanno reagire. E l’errore più grande che uno potrebbe fare è quello di reagire magari con la violenza, scivolando poi dalla parte del torto. Il mio consiglio a chi è vittima di bullismo è, invece, quello di esprimere apertamente le ingiustizie subite. Parlandone con i genitori, con i docenti, con gli amici. Non bisogna mai chiudersi in sé stessi». 

L’organizzatore: «Soluzioni concrete e subito spendibili»
«Di solito si pensa che di vittima, in questo ambito, ce ne sia solo una. Vale a dire il bullizzato. Ma questo non è del tutto corretto. Anche il bullo soffre di un disagio». Così la pensa Giuseppe Modica, responsabile dei City Angels di Lugano e coordinatore dell’evento “Bullismo, che fare?” in agenda per oggi, giovedì, al Palazzo dei Congressi a partire dalle 20. Oltre a Shayda Askari, interverranno Paolo Toscanelli, consigliere comunale di Lugano, Andrea Di Gregorio, direttore della scuola PNL Evolution di Gravesano, Haidi Segrada, direttrice della scuola dell’infanzia di Ponte Tresa, Ruby Belge, ex campione del mondo di pugilato ed ex bullo. Presente alla serata anche il Gruppo Visione Giovani (Polizia Cantonale). «Lo scopo dell’evento non è solo la sensibilizzazione – dice Modica –. Ogni relatore avrà il compito di dare delle soluzioni attuabili sin da subito ai presenti. In modo da potere far si che chi partecipa all’evento sia in grado di attuare dalla stessa sera i suggerimenti che verranno dati da chi il tema del bullismo lo conosce».

 

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