Il Dipartimento federale dell'ambiente dà fiducia al Cantone che vorrebbe collocare il nuovo impianto di compostaggio in zona agricola al Pizzante. «Pronti al referendum» dicono gli oppositori
BELLINZONA - Là dove cresce l’erba nel Parco del Piano di Magadino il Consiglio di Stato intende collocare un impianto di compostaggio. Tutto ciò grazie a una modifica pianificatoria che da mesi allarma diverse istanze, non solo ambientaliste. Ma Berna, lo scorso 9 ottobre, ha risposto pilatesca: «Non vedo nessun motivo per un intervento da parte della Confederazione in qualità di autorità di vigilanza». Firmato Doris Leuthard, capo del Dipartimento federale dell’ambiente. Lo stesso ambiente che in Ticino da trent’anni suonati fa i conti con l’impianto di compostaggio abusivo della Compodino. La consigliera federale, interpellata proprio sulla spinosa anomalia dalla deputata Ppd Sara Beretta Piccoli, si tira fuori dalla partita: «Da parte del Cantone - scrive Leuthard - sono già stati avviati i passi necessari a risolvere la situazione giuridica in materia edilizia e pianificatoria».
La pezza Pizzante - Il guaio è che la pezza cucita dal governo ticinese rischia - e lo dicono non solo le istanze ambientaliste ma la stessa Unione contadini ticinesi - di essere peggiore del buco. L’antefatto è che la ditta Compodino, che ancora oggi svolge un’attività di tipo industriale (il compostaggio) in zona agricola, ha acquistato dei terreni agricoli in località Pizzante per trasferirvi lì la propria attività. Un trasloco che il Consiglio di Stato si è mosso per agevolare, varando lo scorso aprile un messaggio per la variante al Piano di utilizzazione cantonale del Parco del Piano di Magadino in località Pizzante.
«Si favoriscono i privati» - In altre parole la variante, che costerà al Cantone un milione di franchi, metterà in “regola” i circa 12mila metri quadrati destinati all’impianto. Il messaggio sottolinea che i costi per la realizzazione dell’impianto saranno a carico del proprietario delle infrastrutture, ma le perplessità fioccano. I contadini, ed sono in buona compagnia, rilevano che la «pianificazione sarebbe volta a favorire gli interessi del proprietario della ditta Compodino» e parlano di un pericoloso precedente.
«Risposta deludente» - «A Berna ignorano o forse sottovalutano il fatto che la soluzione Pizzante è destinata a naufragare sugli scogli dei ricorsi o di un referendum. E quindi l’illegalità della Compodino continuerà chissà fino a quando» afferma la granconsigliera Sara Beretta Piccoli (Ppd), che definisce «deludente» la risposta della ministra. Deludente anche perché, aggiunge, non tiene conto del fatto che, come stabilito nell’ottobre 2017 da una sentenza del Tribunale federale, la Compodino non «rispetta l’ordinamento giuridico» e quindi opera in regime di concorrenza sleale.
«Mi sento discriminato» - Davanti alla sordità bernese reagisce anche Rino Bassi della Tricomix di Cadenazzo, “mosca bianca” tra i centri di compostaggio ticinesi con le carte in regola: sorge su terreno industriale e ha fatto investimenti per azzerare le emissioni: «Che dire - commenta - mi sento discriminato. Il terreno agricolo ha un prezzo, quello industriale un altro molto più alto e così, rispetto alla concorrenza, ho dovuto investire per i terreni un paio di milioni in più. La conseguenza è che loro possono fissare tariffe un filo più basse di chi invece deve invece ammortizzare l’investimento». Libero mercato alla ticinese.
Messi nel Sac - Ma la soluzione Pizzante, come ricorda Pierre Zanchi, consigliere comunale dei Verdi a Locarno, fa a pugni anche con la decisione presa a stragrande maggioranza dal Gran Consiglio nel 2014 e in cui si definiva il perimetro del Parco del Piano: «Uno dei presupposti era quello di mettere a tutela definitiva le zone agricole, che in Ticino con la tattica del salame, fetta dopo fetta spariscono». Ora, prosegue Zanchi, «il Cantone per risolvere una zona abusiva propone una modifica pianificatoria allo scopo di collocare un impianto industriale in piena zona agricola. Oltretutto sono terreni Sac (Superfici per l’avvicendamento delle colture), i terreni destinati ad assicurarci la sovranità alimentare...».
«Sarà referendum» - Il consigliere, nel caso in cui il Parlamento dovesse accettare la modifica, annuncia già da ora battaglia: «Le leggi superiori stabiliscono la protezione dei terreni Sac e già oggi il Canton Ticino è al di sotto della quota minima richiesta dalla Confederazione. Se questa orribile operazione dovesse riceve l’approvazione del Gran Consiglio, siamo pronti ad andare fino al Tribunale federale e a lanciare un referendum».