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CANTONEUn secolo fa lo sciopero nazionale, ma in Ticino fu un fiasco

11.11.18 - 10:46
Solo i ferrovieri di Airolo, Biasca e Bellinzona, gli scalpellini di Biasca e dintorni, gli operai dell'officina FFS di Bellinzona e parte di quelli delle fabbriche di Bodio incrociano le braccia
Keystone
Un secolo fa lo sciopero nazionale, ma in Ticino fu un fiasco
Solo i ferrovieri di Airolo, Biasca e Bellinzona, gli scalpellini di Biasca e dintorni, gli operai dell'officina FFS di Bellinzona e parte di quelli delle fabbriche di Bodio incrociano le braccia

BELLINZONA - Nel Ticino, lo sciopero generale del novembre 1918 è un fiasco: solo le categorie più organizzate del Sopraceneri cessano il lavoro. Altrove, il movimento suscita una generale ostilità. Un atteggiamento condiviso da gran parte della Romandia, che si spiega soprattutto con la profonda divisione tra Svizzera tedesca e latina creatasi durante la Prima Guerra Mondiale.

Le condizioni dei salariati nel Ticino sono ancora più precarie che Oltralpe durante la guerra: salari più bassi, prezzi più alti. Come il resto della Svizzera, il cantone conosce parecchie agitazioni operaie: gli affiliati alla Camera del lavoro passano da meno di mille nel 1916 a quasi 3 mila nel 1917. Nel marzo 1918, a Bellinzona una folla esasperata saccheggia e incendia la centrale del latte. All'inizio di luglio, Lugano conosce per due giorni uno sciopero generale di notevole successo.

Ma a novembre il Ticino non segue. Solo i ferrovieri di Airolo, Biasca e Bellinzona, gli scalpellini di Biasca e dintorni, gli operai dell'officina FFS di Bellinzona e parte di quelli delle fabbriche di Bodio incrociano le braccia. Più per solidarietà che per convinzione. Altrove regna lo scetticismo quando non l'aperta ostilità. I ferrovieri luganesi «protestano vivamente» contro «l'ingiustificato sciopero generale», e così quelli di Chiasso. A Lugano e Locarno si formano «guardie civiche». A sciopero concluso, il 24, Guglielmo Canevascini e altri dirigenti socialisti saranno malmenati dalla folla.

Al di là delle spiegazioni contingenti, come la malattia di Canevascini (a letto con l'influenza nei giorni cruciali) e la censura telefonica e telegrafica, il fiasco di novembre è comprensibile solo se situato nel contesto del «fossato etnico» apertosi tra Svizzera latina e tedesca durante la guerra: la prima "tifosa" incondizionata dell'Intesa, la seconda accusata di simpatie per i "Centrali".

Un fossato che divide profondamente gli stessi socialisti. Fino a metà 1917, "Libera Stampa" è ancor più virulenta dei giornali borghesi nel denunciare i «socialisti del Kaiser» alla Robert Grimm, accusati con il loro pacifismo o rivoluzionarismo di fare il gioco della Germania. E l'incerto cambiamento di rotta durante il 1918 è ormai tardivo per modificare inimicizie profondamente radicate.

Lo sciopero di novembre giunge del tutto inatteso. Gli stessi capi socialisti sono disorientati. Le rivendicazioni più politiche che economiche del "Soviet di Olten" appaiono pretestuose. Da un anno la stampa denuncia le «mene bolscevike» per «aprire la Svizzera agli eserciti tedeschi» e il 12, su "Gazzetta Ticinese", il popolare "Milesbo" (Emilio Bossi) - che a luglio avrebbe voluto vedere lo sciopero di Lugano «estendersi a tutto il Cantone» - non esita a sostenere che i "bolsceviki" svizzeri vogliono il caos su mandato della Germania sconfitta, «non foss'altro che nell'illusione di salvarla dal debito di guerra».

Inoltre, la mobilitazione massiccia a guerra finita, mentre ancora miete vittime la "grippe spagnola", irrita non poco la popolazione. Non meraviglia dunque la reazione ostile. E neppure che i soldati ticinesi mobilitati per Zurigo partano cantando «morte ai tedeschi».

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COMMENTI
 

SosPettOso 5 anni fa su tio
"...in Ticino fu un fiasco." Assai soggettivo come commento. Uno sciopero che ha coinvolto la Lugano popolata dai tre pescatori del Sassello (banche e servizi non esistevano ancora) viene definito un "notevole successo" mentre si definisce fiasco quello che ha interessato la quasi totalità dell'industria ticinese che allora si sviluppava da Bellinzona fino ad Airolo...
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