L’inno patrio in classe, se ne riparla, e il presidente dei Liberi Pensatori suggerisce una scappatoia. Mentre dalle sedi definite “ammutinate” dal deputato Galeazzi dicono: «Serve un aggancio»
BELLINZONA - «La conoscenza del Salmo svizzero è giusta - concede Giovanni Barella, presidente del Liberi pensatori -. Ma resta una preghiera e non trovo corretto che lo Stato ne faccia un’imposizione di carattere patriottico». Quello dell’insegnamento a scuola delle patrie strofe è un tema che infiamma sempre. Soprattutto i politici, e in particolare il deputato Udc Tiziano Galeazzi che è tornato alla carica con una lista, parziale, di sedi elementari e medie dove tale obbligo verrebbe disatteso da parte dei docenti di musica (in particolare alle elementari) e di storia e civica (alle medie). Nella sua interrogazione, il democentrista scrive: «Non si vuole nemmeno pensare che non vi sia la volontà da parte del Decs di insegnarlo».
Il deputato parla di “ammutinamento” e cita quattordici sedi renitenti al canto… scovate, dice, «con un semplice sondaggio. E chissà quante ve ne sono ancora. Si ha quindi l’impressione sconcertante che le disposizioni non siano chiare e che non vi siano neppure delle verifiche sull’implementazione».
Perché non “implementate”? La difficoltà, dicono i direttori scolastici interpellati da Tio/20Minuti, sta nel trovare l’occasione. «Sarebbe logico che non venga preso come "preghiera", ma che venga inserito in un contesto didattico - dice Alessandro Solcà direttore dell’istituto scolastico di Coldrerio -. La nostra docente di musica, ad esempio, cerca di agganciarsi a progetti che la classe sta affrontando. Non sempre è possibile». Dal Mendrisiotto al Luganese, a Savosa il direttore Ercole Crivelli ricorda che quella del Salmo non è la prima priorità, ma non boccia l’idea: «Ne abbiamo discusso anche con il docente di musica e la conclusione è stata che l’insegnamento del Salmo va sempre inserito in un quadro di senso». Quadro di senso che può rimandare anche ad un evento particolare, prosegue il direttore: «In quel caso perché no? Altrimenti non è nemmeno ben chiaro a che livello di classe andrebbe insegnato… Tenendo presente che non è neppure un testo dei più semplici per i più piccoli». Tra l’altro, sdrammatizza il direttore, «ad un certo momento, si è parlato anche di cambiarne il testo. Ci siamo anche detti, vediamo che succede». Tra i ribelli Galeazzi cita Bellinzona, che è un po’ sparare nel mucchio delle sue molte sedi. Nel cuore della capitale, la direttrice generale delle scuole comunali, Leonia Menegalli ha però appurato che il Salmo viene insegnato: «La prima strofa ai bambini del secondo ciclo (dalla terza alla quinta) e il resto lo imparano alle medie. Ma l’insegnante mi dice che è stato anche cantato».
Una scappatoia arriva comunque da Barella dei Liberi pensatori: «A suo tempo con mia figlia avevamo trovato un modo per sfuggire all’imposizione del canto. Basta lalleggiare, muovendo le labbra e senza ripetere le parole». Del resto lo fanno anche i calciatori.