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BELLINZONA«Io, dalla morte della mia bimba alla pedofilia in casa»

30.10.18 - 10:49
Classe 1965, di origini africane, la storia di Marie Valérie M., donna coraggiosa e “birichina” che si racconta nel libro verità “La mia Europa”
Tio/20 minuti
«Io, dalla morte della mia bimba alla pedofilia in casa»
Classe 1965, di origini africane, la storia di Marie Valérie M., donna coraggiosa e “birichina” che si racconta nel libro verità “La mia Europa”

BELLINZONA – La parità dei sessi? I diritti della donna? Temi di stretta attualità che passano anche dal coraggio di inseguire la verità. È il “credo” di Marie Valérie M., classe 1965, bellinzonese di origini camerunensi. Suo il libro “La mia Europa”, pubblicato di recente (Abra Books). Un condensato di vicende forti. Dalla morte della figlia di dodici anni, per un tumore al cervello, alla pedofilia vissuta in casa, a causa dell’ex marito. Valérie vuota il sacco. «Ho scelto di farlo per dare un messaggio a tutte le donne che vivono nel silenzio e nella paura – sostiene – c’è sempre una via d’uscita. Per ogni guaio».

Il suo è un libro scritto in maniera semplice, quasi elementare. E che racconta vicende toccanti, intime. Come ci si sente nel mettersi a nudo in questo modo?
«Mi sono tutelata legalmente. Il libro lo hanno letto, in anteprima, diversi avvocati. Ho cambiato alcuni riferimenti e la protagonista si chiama Celine. E, comunque, c’è poco da nascondere, questa è la mia vita e sentivo il bisogno di buttare fuori il mio dolore».

Lei è rimasta incinta a quindici anni, durante il suo primo rapporto sessuale…
«A mettermi incinta fu un politico in Camerun. Un uomo affascinante, molto più grande. Io ero poco più di una bambina. Non fu un rapporto piacevole per me. Per lui sì. Gli uomini africani, all’epoca, se ne sbattevano un po’. Non sapevano fare l’amore, pensavano solo al proprio benessere personale».

Poco più tardi lei si innamorerà di uno svizzero. E grazie a lui arriverà in Ticino, nella “sua” Bellinzona…
«Sì, è vero. Ma, intendiamoci, io in Camerun, a Yaoundé, stavo bene, avevo il mio lavoro, ero impiegata per il Governo. Non avevo nessun bisogno di venire in Svizzera. L’ho fatto per amore. E basta. Anche se poi il mio matrimonio è durato poco».

Cinque figli, di cui una bimba morta di cancro, e due aborti. Si capisce che la sua esistenza di mamma è stata dura già solo considerando questi eventi…
«La morte di mia figlia è stata uno strazio. Nonostante fosse malata da tempo, ho creduto fino alla fine in un miracolo. Ancora oggi mi manca».

Lei ha avuto due mariti e tantissime relazioni sentimentali. Nel libro ne parla apertamente. Non teme di essere etichettata come “donna facile”?
«Io non sono un’ipocrita. L’amore e il sesso fanno parte della vita. Sono una birichina e sono una donna caliente. Che male c’è? Anche questa è emancipazione. Poi, chiaramente, anche io ho fatto tanti errori. Sono la prima ad ammetterlo. Non sono una santa».

A un certo punto lei racconta di una relazione con il suo dentista…
«Lui sì che sapeva fare l’amore con me. Un uomo passionale. La nostra passione era travolgente».

Tra le pagine del suo “diario” spicca il dramma degli abusi sessuali vissuti da due dei suoi figli. Che ricordi ha di quell’esperienza?
«Mi viene da piangere ogni volta che ci penso. Due bimbi piccoli abusati dal loro papà. Mio marito. Pensate a come si può sentire una mamma di fronte a una simile verità. Lui venne processato e condannato. Ma, ancora adesso, a oltre vent'anni di distanza, le ferite non si sono chiuse».

Lei nella vita ha fatto un po’ di tutto. Dalla cassiera alla modella.
«Sono sempre stata flessibile. E ne vado fiera. Soprattutto sono contenta di avere tirato grandi i miei ragazzi. Oggi posso dire di avere quattro figli davvero in gamba».

Torniamo a parlare di emancipazione femminile. A che punto è il Camerun, suo paese d’origine?
«Prima la donna era succube dell’uomo. Ora le cose sono migliorate. Io ho vissuto gli anni della trasformazione. Il mio percorso è stato soprattutto personale».

“La mia Europa” sarà tradotto anche in altre lingue. Perché ha scelto questo titolo?
«Oggi mi sento più europea che africana. Bellinzona, la Svizzera, l’Europa sono casa mia».

Se oggi si guarda indietro, come si sente?
«Orgogliosa. Ho superato tante avversità, con tutti i miei difetti. Ho la fortuna di avere la fede. Credo molto nell’aiuto di Gesù. In mezzo ai tanti uomini che ho avuto, forse è lui il mio vero amore».

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