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MANNOErba maledetta: «Non possiamo risolvere noi tutti i problemi del Ticino»

25.10.18 - 08:32
"Puzza" di canapa light: piani regolatori sotto accusa. La sfuriata dell’architetto Fabio Giacomazzi: «Anche per la prostituzione, la patata bollente è finita nel nostro campo»
Erba maledetta: «Non possiamo risolvere noi tutti i problemi del Ticino»
"Puzza" di canapa light: piani regolatori sotto accusa. La sfuriata dell’architetto Fabio Giacomazzi: «Anche per la prostituzione, la patata bollente è finita nel nostro campo»

MANNO – «La pianificazione territoriale non può risolvere tutti i problemi del Ticino. Neanche quello della canapa». Fabio Giacomazzi, di Manno, fa parte della decina di pianificatori che operano sul suolo cantonale. La coltivazione di canapa light, autorizzata dalla legge, sembra dare più fastidio di quanto non si potesse pensare. Soprattutto a causa del forte odore prodotto dalle piante. E sempre più spesso, dal caso di Coldrerio a quello di Magliaso, la colpa ricade sulle presunte lacune dei piani regolatori comunali. «Assurdo – commenta Giacomazzi –. I piani regolatori stabiliscono le zone edificabili, come devono essere utilizzate. Definiscono anche dove stanno le zone agricole, ma non che tipo di coltivazioni poi potranno sorgere su quei terreni. Non spetta al piano regolatore definirlo».

Eppure, i piani regolatori sono sempre più sotto accusa. Perché?    

In Ticino quando non si è capaci di risolvere un problema di ordine pubblico, ci si appella al piano regolatore, come se fosse un salvagente. È stato così per la questione dei locali a luci rosse. Idem per le tematiche legate ai bar rumorosi, agli schiamazzi connessi alla vita notturna.

Qual è il vostro compito dunque?

È più strategico. Dobbiamo indirizzare lo sviluppo a lungo termine del territorio mirando ai temi fondamentali, senza entrare in aspetti troppo minuti, che non ci competono. Dobbiamo evitare regolamentazioni troppo minuziose che poi nessuno è capace di applicare. Vi è il rischio di norme con implicazioni non previste e contradditorie, che finiscono per ingessare lo sviluppo del territorio, anche quello sostenibile.

Quello della canapa sembra essere diventato un problema urgente. Anche lei ha questa sensazione?

È un dato di fatto che una piantagione di canapa emana odori molesti per le abitazioni vicine. Ma ci sono anche altri disagi collaterali. Queste coltivazioni possono attirare malintenzionati, e dunque eventuali ladri. Devono essere predisposte protezioni e sorveglianze e si crea quindi un clima di insicurezza, che comporta un degrado della qualità abitativa nel vicinato.

Le autorità federali e cantonali sono state troppo superficiali nel dare il via libera alla canapa light? Avrebbero dovuto considerare le reazioni della gente?

Non sono in grado di rispondere. Il fatto che si varino leggi senza rendersi conto delle loro implicazioni pratiche non è però una novità.  

Come si esce da questa situazione?

Oggi il Cantone autorizza la coltivazione della canapa sulla base di criteri chimici, biologici e tecnico-agricoli. Ai Municipi si chiede semplicemente una dichiarazione che non vi siano disposizioni comunali che bloccherebbero la coltivazione. Evidentemente non ce ne sono in alcun Comune ticinese, poiché la questione non è mai stata di competenza comunale. Basterebbe fare alcuni correttivi al regolamento cantonale, stabilendo che le piante di canapa non possono essere coltivate all’interno della zona edificabile e solo rispettando una distanza minima dalle abitazioni. 

Piani regolatori, dunque, completamente assolti?
Lo ripeto: il piano regolatore non è lo strumento per disciplinare queste cose. Ci sono anche altre coltivazioni e attività agricole che in certi casi possono creare fastidi, rumori, odori, o causare allergie alle persone che abitano nelle vicinanze. Come la mettiamo con lo spandimento del letame? O con il pascolo delle mucche con i campanacci? A me non danno fastidio, ma ad altri sembra di sì. Con la pianificazione del territorio non possiamo farci carico di tutte le situazioni particolari che si possono creare per produrre ogni volta una nuova regolamentazione in risposta. E non importa se sono problemi reali o fisime di qualche ipersensibile. Spesso si tratta anche di situazioni passeggere, legate a una moda, a una particolare situazione di mercato o a una combinazione di condizioni concomitanti. Ho l’impressione che sia così anche con la canapa light.

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