Aveva lasciato sul parabrezza un foglietto con i suoi dati personali, eppure le autorità lo accusano di allontanamento non autorizzato dal luogo dell’incidente
LUGANO - Immaginate di danneggiare una vettura in sosta mentre effettuate una manovra. In assenza del relativo proprietario, sicuramente lascereste sul parabrezza del veicolo un biglietto coi vostri dati personali. La questione si risolverebbe poi con l’intervento dell’assicurazione. È così che lo scorso maggio ha agito Paolo*, trentaduenne del Luganese, durante un viaggio con la famiglia in Germania. Ma ora le autorità tedesche lo accusano di allontanamento non autorizzato dal luogo dell’incidente, proponendo una pena pecuniaria di 1’500 euro e un divieto di circolazione di sei mesi in Germania.
Un graffio di quindici centimetri - «Ci trovavamo a Reutlingen, nelle vicinanze di Stoccarda, in visita da parenti» ci racconta Paolo, aggiungendo: «Come ultima tappa, siamo stati al cimitero». E proprio allora, quando la famiglia era in partenza per rientrare in Svizzera, è accaduto il fatto: «Facendo manovra, ho toccato e danneggiato un’altra vettura». Si trattava di un graffio di una quindicina di centimetri sul paraurti posteriore di una Mercedes.
L’intervento dell’assicurazione - Il trentaduenne non se n’è comunque stato con le mani in mano e ha tentato di individuare la proprietaria dell’auto tra i visitatori presenti nel cimitero. Invano. E ha quindi deciso di lasciare un biglietto sul parabrezza. Soltanto tre giorni dopo è stato contattato da un’autofficina tedesca che gli comunicava l’entità del danno. Il sinistro è allora stato notificato all’assicurazione, che nel giro di alcune settimane ha versato l’indennizzo per la riparazione del veicolo.
E poi la chiamata della polizia - Tutto risolto? Niente affatto: il ticinese ha nel frattempo ricevuto anche una telefonata dalla polizia di Reutlingen, che gli ha posto diverse domande sull’accaduto. E proprio negli scorsi giorni, quando dal fatto erano ormai passati più di cinque mesi, è arrivata l’amara sorpresa: una raccomandata contenente il decreto d’accusa. Secondo le autorità, l’automobilista luganese avrebbe dovuto chiamare la polizia per effettuare la constatazione del danno.
Era scattata la denuncia - Com’è potuto accadere? La proprietaria della vettura, come è poi emerso in seguito, aveva sporto denuncia nei confronti del trentaduenne: temeva che non si sarebbe più fatto vivo. Lo ha dichiarato lei stessa, contattata dai parenti del ticinese. «Dice di essere dispiaciuta dell’accaduto». E ora sarebbe intenzionata a ritirare la denuncia, se possibile. Nel frattempo il trentaduenne impugnerà comunque il decreto.
L’indagine che varca i confini - Non è comunque chiaro se la polizia tedesca abbia agito correttamente. Il Ministero pubblico ticinese, da noi contattato, non entra nel merito del caso specifico. Ma sottolinea che nell’ambito di eventuali procedure di indagine da parte di autorità estere, «in termini generali la regola prevede che accertamenti su suolo svizzero vengano svolti dagli inquirenti elvetici competenti».
Un biglietto da visita non basta - Quando si causa un danno da parcheggio, un biglietto sul parabrezza non è sufficiente. È quanto sostiene, per la Germania, il club automobilistico tedesco ACV, che raccomanda di attendere il proprietario della vettura per almeno mezzora. Altrimenti va avvertita la polizia. Lo stesso vale per la Svizzera, come si evince dal sito del TCS: «Secondo una sentenza del Tribunale federale che risale a oltre cinquant’anni fa - si legge - il danneggiatore non può essere certo che al momento di tornare alla sua automobile il danneggiato ritrovi ancora il biglietto con i dati di contatto del responsabile». Il Ministero pubblico comunque rassicura: «Per quanto riguarda la prassi in Ticino, di norma (e in caso di danni materiali da parcheggio), è sufficiente indicare su un biglietto i propri dati e recapiti completi».
*nome di fantasia