Nuove tensioni tra ditte private ed Esercito sull'impiego degli elicotteri militari per domare gli incendi di boschi
LODRINO - Settemila chili d’acciaio, ma un’agilità sorprendente nell’entrare in scena dove sta bruciando un bosco. L’impiego dei Super Puma dell’esercito svizzero non passa mai inosservato. Soprattutto nei comunicati stampa dove l’apporto del più mastodontico tra gli elicotteri viene spesso messo in risalto. «Troppo in risalto e spesso i militari si sono presi i meriti del lavoro di spegnimento eseguito dagli elicotteri civili - spiega Giovanni Frapolli, amministratore dell’Heli-tv di Lodrino, una delle quattro aziende di elicotteri che per contratto garantiscono lo spegnimento degli incendi in territorio ticinese.
Il roghi della discordia - La battaglia tra Frapolli, o meglio tra la Swiss Helicopter Association (SHA) e il vertice militare sull’impiego dei Super Puma non data di ieri. Se vogliamo trovare un casus belli, occorre tornare al 28 dicembre 2016 quando per un vasto rogo sui monti sopra Chironico vennero impiegati due Super Puma grigioverdi e altri tre volarono nelle stesse ore, per un altro incendio sopra Mesocco. Poi ci fu l’incendio sopra Gordola, il 18 aprile 2017, quando Frapolli, a nome di tutte le ditte di elicotteri civili inviò una fattura, sempre aperta, di 627mila franchi al Cantone per l’utilizzo fuori convenzione dei Super Puma militari che aveva costretto a terra i velivoli civili. Lavoro perso la causale del versamento.
Il picchetto dei civili - La convenzione del 2004 col Cantone (che dovrebbe essere rinnovata entro fine anno) prevede infatti un picchetto delle quattro aziende della Svizzera italiana. Chi è di turno mette a disposizione due elicotteri per il pronto intervento. Qualora le fiamme fossero fuori controllo, intervengono le altre tre ditte. In totale sono otto velivoli pronti a decollare. «Questi i patti, ma poi in pratica arrivavano i Super Puma. Non si sa bene chiamati da chi» dice Frapolli. Anche perché, aggiunge, «l’intervento dei militari non ha bisogno di autorizzazioni solo nel caso in cui viene dichiarato lo stato di calamità».
Arrivano i nostri - Dopo aver fatto la voce grossa a livello svizzero con la SHA, oggi la situazione è migliorata, ma non del tutto risolta. Almeno in Ticino. «A Vogorno, due mesi fa, per un incendio di poco conto che stava per essere domato da due elicotteri civili verso le 19 è spuntato dal nulla un Super Puma, decollato da oltralpe, che ha fatto una decina di voli e poi è sparito tornando alla base. Anche in quel caso, arrivano i nostri. E meriti all’esercito». Su questo intervento misterioso, e fuori convenzione, è stata aperta un’inchiesta per capire e stabilire l’iter per la chiamata del Super Puma. E anche per migliorare in futuro il suo utilizzo. Stava per capitare di nuovo, la scorsa settimana, durante l’incendio alle pendici del Monte Matro, a Pollegio: «È arrivato, ma se n’è tornato alla base in punta di piedi. Perché gli elicotteri civili avevano e hanno fatto un grandissimo lavoro» dice Frapolli.
Un gigante poco adatto - Dietro l’abuso di Super Puma, sostiene il patron della Heli-tv, ci sarebbero anche ragioni di marketing elettorale: «L’esercito ha interesse a far passare una buona immagine. Ci sono ancora degli aerei da combattimento da acquistare. E allora si punta sull’impiego nel civile». Un impiego che, conclude, «anche dal profilo tecnico è poco giustificato. Con la sua stazza d’acciaio il Super Puma militare è stato concepito per operazioni belliche, nel tempo che impiega per trasportare duemila litri d’acqua, due dei nostri elicotteri, nello stesso intervallo di minuti ripeto, ne scaricano quattromila sulle fiamme».