La Federazione Svizzera delle Comunità Israelite risponde al comunicato stampa del DI sul caso dell'agente promosso a sergente maggiore
BELLINZONA - Non si è fatta attendere la risposta della Federazione Svizzera delle Comunità Israelite (FSCI) al comunicato stampa di stamattina del Dipartimento delle Istituzioni sul caso dell'agente della cantonale promosso al grado di sergente maggiore nonostante avesse inneggiato al nazismo sui social (e per questo venne pure condannato).
Pur apprezzando la «disponibilità» del Direttore del Dipartimento delle istituzioni e «la franca discussione», le preoccupazioni e le riserve della FSCI non sono tuttavia state dissipate dopo l'incontro. Al contrario, «non è stato possibile raggiungere un’opinione condivisa sull’idoneità della persona in questione alla professione di agente o sottoufficiale di polizia né sulle circostanze della sua promozione». La FSCI resta infatti del parere che l’avanzamento di grado non avrebbe dovuto aver luogo.
Non solo la promozione è però oggetto di critiche, anche la permanenza nel Corpo di polizia dell'agente «rimane un fatto molto preoccupante e inquietante» per la FSCI. «Siamo convinti che una mentalità e un atteggiamento irreprensibili e liberi da pregiudizi nei confronti di tutte le persone siano precondizioni essenziali per esercitare in maniera esemplare la funzione di agente di polizia», si legge nel comunicato.
Nonostante la diversa opinione, la FSCI constata comunque con soddisfazione che nelle autorità ticinesi ci siano sia la disponibilità sia la volontà di trarre le conseguenze dal caso in questione, adottando misure volte ad evitare che atteggiamenti razzisti non ricapitino in futuro. «I passi abbozzati - tuttavia - non sono ancora sufficienti per escludere ideologie razziste dalla polizia ticinese», precisa.
Per il presidente della FSCI Herbert Winter, infatti, «nella futura valutazione dei candidati alla scuola di polizia o a posizioni di comando dovrebbe essere garantita anche la ponderazione di comportamenti inadeguati e posizioni ideologiche non tollerabili, pur se non strettamente perseguibili penalmente».