Chi ha centrato un pedone (sulle strisce). Chi ha preso male una curva. Le bici elettriche in Ticino circolano da poco tempo, ma hanno già fatto qualche incidente
LUGANO. Negli incidenti 2.0 ci si sbuccia le ginocchia, come in quelli normali. Dei sedici ciclisti ticinesi che l'anno scorso sono caduti in e-bike, tre hanno riportato ferite gravi, dieci solo qualche graffio. Uno ha imboccato male una curva. Due hanno centrato dei pedoni (uno sulle strisce). Un quarto è ruzzolato mentre controllava lo smartphone.
Non solo vantaggi - Chi sperava che la tecnologia risolvesse i problemi delle strade, si è già ricreduto con i primi incidenti di auto-robot e Tesla (uno sul Ceneri a maggio). Le bici elettriche fanno eccezione? In Ticino se ne vedono sempre di più. Veloci, ecologiche, costose: tutto vero. Ma quanto a sicurezza è meglio non farsi illusioni, dicono i dati dell'Ustra.
Trend nazionale - In Svizzera gli incidenti sono aumentati da 375 nel 2013 a 934 l'anno scorso, di cui 224 con feriti gravi. In Ticino il trend è più contenuto: negli ultimi cinque anni i sinistri con «almeno un'e-bike coinvolta» sono stati 57, spiegano dalla Polizia cantonale. Il dato è in aumento (5 nel 2013, 16 nel 2017). I feriti seri sono stati in tutto 17, e 28 quelli leggeri.
«Viabilità sfavorevole» - I dati non sorprendono Marco Vitali di ProVelo Ticino. L'associazione a favore della mobilità lenta promuove assieme al Tcs l'iniziativa "Bici sì" per introdurre la “tutela dei ciclisti” nella costituzione federale – al voto il 23 settembre. «Solo un potenziamento delle vie ciclabili può portare a una maggiore sicurezza, non solo dei ciclisti» sottolinea Vitali. In Ticino, la diffusione delle bici elettriche «è un fenomeno in atto, nonostante le condizioni viarie particolarmente sfavorevoli».
Ciclisti spericolati? - Ad aumentare sono anche le lamentele dei pedoni: di recente, un'interrogazione ha proposto al Comune di Lugano di vietare l'accesso al Parco Ciani ai ciclisti «troppo spericolati». Ma c'è poco da fare, la mobilità lenta è sempre più veloce (le e-bike arrivano a 45 km/h) e a maggior ragione «serve un'intervento federale nell'interesse di tutti – sottolinea Vitali –. Ne beneficerebbero il traffico e l'ambiente, e diminuirebbe la conflittualità tra cliclisti e altri utenti della strada».
«Noi ciclisti costretti a rischiare»
È direttore della Rsi: Maurizio Canetta, 62 anni, luganese, non può quindi esprimersi sulla votazione imminente. Il fatto che non abbia «mai posseduto» una patente di guida però, e che usi l'e-bike per andare «praticamente ovunque», parla per lui. «Faccio cinque-sei spostamenti al giorno» racconta. «Mi ha cambiato la vita».
In meglio?
«Dal punto di vista motorio e della facilità di spostamento, certamente. Per le distanze lunghe, è anche facile da trasportare in treno»
Gli svantaggi?
«A Lugano le strade sono strette, la rete ciclabile lacunosa. Ci sono tentativi positivi: ad Agno, a Cassarate. Nel centro muoversi resta complicato».
Lei come se la cava?
«Sono caduto due volte, senza danni. Rispetto le regole, ma in queste condizioni si è portati a trasgredire. Anch'io mi sposto sul marciapiede a volte. Cum grano salis».