Casse malati: consulenti sempre più sotto pressione. E a volte capita che qualcuno faccia stipulare al cliente qualcosa di non necessario. Il fenomeno sotto la lente dello specialista Bruno Cereghetti
CHIASSO – Il consulente “furbo” gli infilava le complementari nella polizza della cassa malati. Anche se lui, la complementare, aveva scelto di stipularla con un’altra assicurazione. È accaduto a Fabio, trentacinquenne di Chiasso, che oggi si trova con un precetto esecutivo in mano. Fabio, a un certo punto, ha deciso di ribellarsi al suo assicuratore di base. «Mi facevano pagare sessanta franchi al mese inutilmente – dice – certo, sono consapevole di avere sottovalutato la situazione. E non credevo che sarebbe stato così complicato uscirne».
Provvigioni che fanno gola – Non è solo Fabio a trovarsi in una situazione del genere. Sulla stessa barca, ci sono decine di altri ticinesi. «La concorrenza tra casse malati è sempre più agguerrita – fa notare Bruno Cereghetti, ex capo dell’Ufficio cantonale dell’assicurazione malattia – e il tema, a causa del continuo aumento dei premi, è particolarmente sensibile. Può essere che un consulente sia allettato dalle provvigioni che guadagna, facendo stipulare una complementare al cliente».
Nulla di illegale – Il fenomeno dell’aggressività nel vendere polizze legate alle casse malati non è dunque limitato ai broker indipendenti. Ma coinvolge anche chi lavora all’interno delle singole aziende. «È umanamente comprensibile – puntualizza lo specialista – in fondo, le casse malati vendono un prodotto».
Oltre il fastidio – A volte, tuttavia, capita che il consulente non dica proprio tutto. E che il cliente, a sua volta, non faccia domande, ma si limiti a mettere la firma sul contratto, fidandosi ciecamente dell’esperto. È anche un modo per, apparentemente, evitare fastidi burocratici. «Ma giuridicamente – sostiene Cereghetti – la responsabilità è tutta del cliente. Se il cliente firma un contratto, deve avere letto e capito tutte le implicazioni del caso. Una volta che c’è la firma, non si può tornare indietro. E occorre stare attenti anche alla durata di questi contratti. Spesso sono pluriennali. E non prevedono la possibilità di svincolarsi anzitempo».
Scarsa informazione – E in sostanza è quanto capitato a Fabio. «Ho chiesto di spezzare il contratto – spiega – ma la cassa malati me l’ha rinnovato automaticamente. Adesso mi ritrovo a dovere pagare un precetto esecutivo. Non so come finirà. Lo ammetto, non mi ero informato adeguatamente sulle condizioni del mio contratto».
Situazione sempre più complessa – «Ma questa non deve mai essere una scusante – replica Cereghetti – anche perché si va verso un’impostazione sempre più variegata dell’assicurazione complementare. Già oggi le varianti sono molte di più rispetto al passato. I pacchetti sono innovativi. Da una parte questa è una ricchezza. Ma dall’altra, è richiesta una maggiore attenzione al consumatore».