L’UAE non intende accettare lo smantellamento della struttura amministrativa della Lia chiesto dal Governo entro fine settembre. Non prima che il Gran Consiglio si esprima sul Messaggio di abrogazione
GORDOLA - L’Unione associazioni dell’edilizia (UAE) torna a parlare della Lia e lo fa in occasione di una missiva trasmessa proprio oggi al Consiglio di Stato. Il Governo ticinese ha infatti chiesto all’UAE (con lettera del 3 settembre) di provvedere alla completa chiusura della struttura amministrativa Lia entro la fine del mese di settembre (dopo l’abrogazione della legge decisa il 7 marzo). Ma l’UAE non ci sta e minaccia il referendum.
Nella missiva, firmata dal presidente Piergiorgio Rossi, l’UAE ha ribadito al Governo di «non condividere questo modo di procedere», ricordando che al momento risultano ancora non evasi 3 ricorsi pendenti al Tribunale federale. Ritiene inoltre che sia necessario attendere la decisione del Gran Consiglio - che dovrà esprimersi in merito al Messaggio del Consiglio di Stato sull'abrogazione della Lia -, così come le osservazioni da parte della Sottocommissione parlamentare appositamente costituita per analizzare e valutare il contenuto del Messaggio.
L’ombra del referendum - Rossi questa mattina non ha usato mezzi termini nei confronti del Consiglio di Stato: «Non capiamo questo atteggiamento di sbarramento isterico». E ha ribadito: «Non accettiamo lo smantellamento con termine fine settembre, desideriamo una presa di posizione da parte del Gran Consiglio chiamato a decidere sulla Lia. Una decisione negativa senza la proposta di un controprogetto porterebbe al referendum».
Una votazione sulla quale viene espressa sicurezza: «Non ci sarebbero problemi a raggiungere il quorum delle firme per lanciare il referendum contro l’abrogazione della Lia e probabilmente ci sarebbero anche i numeri per un successo a livello popolare». L’UAE ha inoltre deciso che scriverà nei prossimi giorni alla Deputazione ticinese alle camere federali in vista dell’incontro con Schneider-Ammann.
Il sondaggio - L’Unione delle associazioni dell'edilizia ha effettuato un sondaggio tra le 669 aziende associate per capire l’atteggiamento nei confronti della Lia da parte di chi ne è toccato ogni giorno. Circa la metà di loro (295) hanno risposto, con una corrispondenza del 50% dei dipendenti (3’848 su un totale di 7’700). Il 92% di loro ha riconosciuto la necessità di regolamentare l’artigianato, ma il 19% ritiene la Lia uno strumento inadeguato per farlo. La possibilità di creare un albo volontario, una sorta di “marchio di qualità”, spacca in due le ditte interpellate. «Una soluzione impraticabile» per Rossi. Alcuni dati mostrano invece i margini di miglioramento della Lia: emerge la difficoltà nella procedura e nell’iscrizione all’albo (il 76% ritiene che sia “normale” o “complessa”). Anche le tasse da pagare vengono considerate “normali” (55%) o “alte” (42%).
L’attacco agli “altri artigiani” - In merito alla Lia l’UAE si è da sempre contrapposta a quegli artigiani che hanno manifestato la loro contrarietà e hanno esultato alla decisione del Consiglio di Stato di abrogarla. Un gruppo di cui - secondo la direttrice Cristina Resmi - non si è mai davvero compresa la rappresentanza. «Chi chiede l’abrogazione a nome degli artigiani ticinesi, capitanati da Andrea Genola, ripete di avere raccolto 4’600 firme. Se dobbiamo parlare di numeri, l’UAE conta 700 imprese. Non è che i favorevoli sono 700 e i contrari sono 4’600. Le 700 imprese impiegano 7’700 collaboratori e formano 1’100 apprendisti». La presidente ha voluto precisare: «È vero che ci sono degli artigiani contrari, è vero che 4’600 persone hanno firmato, ma bisogna ristabilire le cifre e le rappresentanze. Noi qualcosa contiamo in canton Ticino».
In conferenza stampa l’attacco viene sferrato direttamente ad Andrea Genola: «Se una persona ha tempo di scrivere regolarmente delle prese di posizione, non vorrei comunque che si erigesse a rappresentante di tutti gli artigiani. Questo non è vero e le nostre cifre lo dimostrano. Noi la Lia l’abbiamo voluta perché avevamo un problema di concorrenza sleale e se lo mettiamo a posto aiutiamo anche tutti quelli che non sono in UAE e la subiscono passivamente. In concreto l'Unione forma, paga le imposte, genera benessere per tutto il cantone e vorrei che quelli che sono contrari portassero qualche cifra per fare un paragone. Voi chi rappresentate? Quanti apprendisti formate? Quante imposte pagate?».
OCST appoggia UAE - Alla conferenza stampa era presente anche il sindacalista di OCST Paolo Locatelli, che ha ribadito: «I sindacati credono nella Lia e continuano a crederci. L’artigianato ha bisogno di essere regolamentato. Un Ticino con poche regole permette ai furbetti di approfittarne. Questa legge dà la possibilità di non imbastardire il territorio».
Anche i sindacati sono pronti ad appoggiare il referendum, qualora il Gran Consiglio dovesse accogliere il messaggio del Governo di abolire la Lia: «A me di certe indicazioni del Consiglio di Stato che promette di creare una legge migliore buttando la Lia - ha concluso Locatelli - interessa ben poco. Io credo che gli artigiani e i lavoratori meritino di avere una soluzione subito, mantenendo in piedi la Lia e migliorandola».
La Sottocommissione - Alla conferenza stampa indetta questa mattina da UAE ha deciso di partecipare - tra il pubblico - anche Carlo Lepori, membro della Sottocommissione parlamentare costituita per analizzare e valutare il contesto del Messaggio del Consiglio di Stato per l’abrogazione della Lia. A lui il sindacalista di OCST ha rivolto un messaggio: «Non vogliamo ricattare nessuno con il referendum, ma gli artigiani vogliono che questa legge continui a esistere». La Sottocommissione si riunirà domani.