Partendo da questo paradosso Mauro Dell'Ambrogio difende una «sanità a due velocità» e sulla spesa pubblica per la salute afferma «va a scapito di altre»
BELLINZONA - Ne aveva già parlato in passato, ma stavolta torna alla carica con nuovi argomenti. In vista di una nuova stagione degli aumenti dei premi di cassa malati, Mauro Dell'Ambrogio porta ragioni a sostegno di una sanità a due velocità. Sull'ultimo numero di Opinione Liberale, il segretario di Stato per la formazione ricorda che all'orizzonte c'è un'iniziativa per autorizzare categorie di professionisti della salute a dispensare cure a carico dell'assicurazione malattia anche senza prescrizione medica. Dell'Ambrogio, citando il vecchio dibattito sulle terapie alternative, spiega che con gli stessi argomenti «visto che un modo efficace e poco costoso per restare in buona salute è mangiare verdura, anche la verdura per tutti dovrebbe pagarla la cassa malati».
In passato, spiega Dell'Ambrogio, l'uomo investiva nella salvezza eterna. «Oggi si investono risorse altrettanto immense in diagnosi e terapie per conseguire la salute eterna. L'umanità persegue in altri modi l'immortalità (...). Ben oltre la cura immediata da una malattia, si paga la ricerca del benessere. Con questa definizione, ammalati di qualcosa lo siamo tutti, paziente è chi lo vuole. Il consumo di cure e di medicinali cresce, ma con esso crescono più le aspettative che il benessere».
La spesa per la sanità, come quella per l’istruzione, continua Dell'Ambrogio, misura tradizionalmente il grado di sviluppo di una società, teoricamente la qualità di vita, ma oltre una certa soglia ne misura la decadenza. «La sanità deve essere a due velocità, necessariamente. La prima è quella dei consumi i cui costi sono socialmente ripartiti, ai quali bisogna saper porre limiti: le cure salva-vita per intenderci. La seconda velocità ha da essere pagata da chi consuma: la chirurgia estetica ne è (ne era?) l’esempio classico. Negare la distinzione e imporre, in nome dell’uguaglianza, il pagamento a carico della società per tutto quando va sotto il titolo “salute” porta prima o poi all’insostenibilità economica».
Dell'Ambrogio individua infine quelli che sono, a suo dire, i differenti approcci politici al tema salute. «Da un punto di vista socialista, può disturbare che taluni possano consumare “cure” (cosa non può rientrare in questa definizione?) che altri non possono permettersi. Da un punto di vista liberale disturba invece che gioie “più sane” della vita, come le vacanze o un ristorante, diventino inaccessibili al ceto medio perché costretto a pagare le “cure” di altri». Di fatto, conclude il segretario di Stato, «la spesa pubblica per la salute va a scapito di altre: a cominciare dalle infrastrutture e dalle basi di benessere per le generazioni future».