Il presidente di Artisa, Stefano Artioli, illustra il progetto che mira a risollevare una realtà in crisi: «Decisivo l’ottenimento da Roma di uno statuto speciale per l'enclave»
CAMPIONE D’ITALIA - La scommessa è di quelle destinate a far saltare il banco. Un gruppo di imprenditori svizzeri, capitanato da Artisa Group, è pronto ad investire 100 milioni di franchi per traghettare Campione fuori dalla crisi nera in cui l’enclave è precipitata. Non un salvagente in astratto, ma un vero e proprio progetto per rilevare, trasformare e completare gli immobili del Casinò di proprietà del Comune. Gli spazi della casa da gioco - che nell’ipotesi migliore verrebbe assai ridimensionata - saranno occupati da una clinica di alta specializzazione (sul modello, per intendersi, della zurighese Schultess Klinik), e poi ancora appartamenti medicalizzati per la terza e quarta età, ma anche residenziali e, notizia nella notizia, un museo d’arte internazionale.
La ripartenza sulle macerie - «Come in una guerra che ha lasciato solo macerie, ora per Campione è giunto il momento della ricostruzione» dice convinto Stefano Artioli, presidente di Artisa Group. Artisa che, con il suo miliardo di franchi investito in costruzioni negli ultimi cinque anni, è un gigante nel campo dello sviluppo di progetti immobiliari per grossi investitori. Già proprietario del Parco Maraini, con le sue residenze e la vocazione terza età, il gruppo ora si è messo alla guida di una cordata che vuole trasformare l’anima campionese: da realtà che da 85 anni vive sulle sfortune dei giocatori a polo all’avanguardia in ambito socio-sanitario e abitativo.
La crisi del gioco - «È un progetto moderno, giovane e che guarda al futuro. Noi crediamo nella possibilità di trasformare l’enclave in una perla del Ceresio». Trasformare, perché, sostiene il presidente di Artisa, il passato non tornerà più: «Il Casinò è indebitato anche perché oggi questo settore non regge più davanti alla concorrenza del gioco online. È sbagliato ritenere Campione come il paese del vizio e non vederne il potenziale».
Dal casinò alla clinica - Ma il progetto promette anche di togliere le castagne dal fuoco al Canton Ticino e ai lavoratori stessi (i dipendenti della casa da gioco, chiusa dopo il fallimento della società che la gestiva, sono 486): «Il personale, sia del Comune che del Casinò, di cui una parte (circa 160 persone, ndr) è a carico della cassa disoccupazione svizzera per un importo di circa 20 milioni di franchi all’anno, il personale, dicevo, verrebbe riqualificato nel settore socio-sanitario e dei servizi. Potrebbe così venir ricollocato nelle nuove infrastrutture. Per pagarle queste persone con la disoccupazione, è molto meglio pagare per riqualificarle».
Uno statuto speciale per Campione - Tante idee, tanti soldi, ma un nodo cruciale da sciogliere affinché la trasformazione possa concretizzarsi: «Decisivo - spiega Artioli - sarà l’ottenimento da parte di Roma di uno statuto speciale per Campione. Sull’esempio di Bolzano. Solo uno statuto del genere permetterebbe di realizzare questo progetto tra pubblico e privato con la garanzia di decisioni celeri e investimenti garantiti a lungo termine». Con la sua proposta Artisa spera di trovare ascolto nel Palazzo romano oggi, probabilmente, preso da altri problemi.
Un “Guggenheim” sul Ceresio - Qualche perplessità potrebbe destare l’intenzione di creare un nuovo museo, a pochi chilometri da quello da pochi anni aperto al Lac. «Ma sarebbe qualcosa di completamente diverso - sottolinea Stefano Artioli -. Noi pensiamo ad una sorta di Guggenheim. Un caveau dove il collezionista deposita le proprie opere, di cui alcune verrebbero valorizzate con mostre molto esclusive. Un museo di livello internazionale, grazie anche ad un’infrastuttura si presta a questo utilizzo».
Al Casinò il due di picche - Quindi, in ordine gerarchico, l’occupazione degli spazi nello stabile Botta prevedono al primo posto la clinica specializzata, al secondo gli appartamenti medicalizzati con senior residence e al terzo il museo. E quarto, «il gioco ma più ridotto rispetto a Lugano. Anche se non penso che riusciranno ad ottenere ancora le licenze... Campione potrebbe diventare una piccola Montecarlo, però con le tasse. Tasse giuste e in linea con lo statuto speciale».