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MANNOUnia contro Alcar Ruote: «Quando conta solo il massimo profitto»

04.07.18 - 09:53
Il sindacato punta il dito contro l'accordo siglato tra direzione, OCST e maestranze: «Attraverso raggiri e minacce imposti peggioramenti di natura contrattuale»
Unia contro Alcar Ruote: «Quando conta solo il massimo profitto»
Il sindacato punta il dito contro l'accordo siglato tra direzione, OCST e maestranze: «Attraverso raggiri e minacce imposti peggioramenti di natura contrattuale»

MANNO - Altri cinque anni di abusi nei confronti del personale. È quanto denuncia Unia che torna a puntare il dito contro Alcar Ruote, l’azienda con sede a Manno attiva nella fabbricazione, il commercio e la progettazione di ruote per autoveicoli civili e industriali.

Secondo il sindacato, a partire dal 1° luglio 2018 e per i prossimi cinque anni, la direzione di Alcar «ha imposto una serie di peggioramenti di natura contrattuale».

Una vecchia storia - Già in passato Alcar si era resa protagonista di una serie di iniziative che di fatto peggioravano le condizioni di impiego dei propri dipendenti a causa di presunte difficoltà economiche legate all’andamento del tasso di cambio. È stato ora raggiunto un accordo tra direzione, sindacato OCST e maestranze che prevede il rinnovo di un accordo siglato nel 2015, in occasione dell’abolizione della soglia minima di cambio decisa dalla Banca nazionale svizzera (BNS).

Unia già allora si rifiutò di firmare l'accordo e oggi torna a dare battaglia per «evitare quest’ulteriore forzatura, che purtroppo però è stata accolta con una manciata di voti ed è entrata in vigore negli scorsi giorni».

«In perfetto stile Alcar - prosegue il sindacato -, questo accordo è stato raggiunto attraverso raggiri e minacce di delocalizzazione di tutta o parte della produzione. Pratiche non nuove al direttore dello stabilimento, il Signor Alpini Walter, che a suo tempo si è reso protagonista di questo genere di ricatti».

Per Unia l’azienda non starebbe attraversando un periodo di crisi.«Non abbiamo oggi - aggiunge il sindacato - una situazione di cambio instabile come quella che nel passato ha generato imposizioni simili anche in altre aziende. Non è un caso che Alcar Ruote SA sia l’unica azienda che si è permessa di avanzare pretese di questo tipo».

L’accordo in vigore dal 1° luglio va quindi a rinnovare quello siglato nel 2015 dopo la decisione della banca nazionale svizzera (Bns) di abbandonare il tasso minimo di cambio franco-euro di 1,20. Oltre a includere i peggioramenti contrattuali introdotti già tra il 2011 e il 2012 in seguito alla prima grande crisi del cambio (dimezzamento delle indennità per i turni, rinuncia a 30 minuti di pausa pagata e di due giorni festivi infrasettimanale retribuiti, flessibilità spinta, eccetera), prevedeva tra l’altro un meccanismo di correzione al ribasso dei salari in funzione dell’evoluzione del cambio che ha portato a tagli fino al 10,5 per cento.

Secondo Unia, Alcar ha posto il prolungamento dell’accordo del 2015 come condizione per sottoscrivere un nuovo contratto di locazione dello stabile. «In altre parole: o altri cinque anni di sacrifici o tutti a casa. Un ricatto cui purtroppo e incomprensibilmente ha ceduto anche il sindacato Ocst».

Per il sindacato si tratta di «un metodo inaccettabile, di una politica aziendale spia di un malcostume diffuso, di un’economia alla deriva e contro cui il nostro sindacato continuerà a battersi, dentro le aziende e nella società».

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