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CAPRIASCAL’ombra del lupo sul Monte Bar: una capra dilaniata e sei sparite

25.06.18 - 16:27
Colpito per la seconda volta un gregge del gestore dell’Alpe Rompiago. Si attendono i risultati del test sul DNA, ma l'Ufficio caccia e pesca smorza: «Non sono le classiche ferite da lupo»
L’ombra del lupo sul Monte Bar: una capra dilaniata e sei sparite
Colpito per la seconda volta un gregge del gestore dell’Alpe Rompiago. Si attendono i risultati del test sul DNA, ma l'Ufficio caccia e pesca smorza: «Non sono le classiche ferite da lupo»

CAPRIASCA - Un anno dopo la paura del lupo torna a materializzarsi tra Capriasca e Valcolla. A lanciare l’allarme è stata la stessa Sezione dell’agricoltura che parla di “probabile attacco da lupo” ai danni di un gregge che pascolava sul Monte Bar. A raccontare l’accaduto è lo stesso allevatore Maurizio Minoletti che in zona gestisce l’agriturismo Alpe Rompiago. «Stavolta abbiamo trovato una capra, ancora viva, ma con la pelle strappata sul collo. Mancano all’appello inoltre altre tre capre e tre becchi. Potrebbe trattarsi di un lupo, ma per averne la certezza dobbiamo aspettare l’esito dell’esame sul Dna prelevato dall’animale ferito». Dal Cantone però invitano alla prudenza: secondo l'Ufficio caccia e pesca, contattato dalla Rsi, le ferite riscontrate sull'animale ferito non sarebbero quelle classiche da lupo.

Non è comunque la prima volta che l’allevatore vive un’esperienza del genere. Lo scorso anno fu trovata una capra sbranata, una seconda ferita e altre sette non furono più rinvenute. Anche allora fu fatto il test del Dna, ma senza un esito chiarificatore. L’amarezza è perciò tanta e un’idea prende forma: «C’è il dubbio che si tratti del branco di lupi della Valle Morobbia, ma non è stato accertato». Anche se Germano Mattei, copresidente dell’Associazione per un territorio senza Grandi Predatori, punta il dito e segnala «la quarta cucciolata in Valle Morobbia». Il proprietario delle capre dichiara invece tutta la propria impotenza. Per contrastare le aggressioni Minoletti possiede dei cani da protezione, ma non può utilizzarli: «Al momento attuale non possiamo lasciarli liberi. La zona è molto turistica e purtroppo la gente non rispetta la segnaletica con cui si spiega come comportarsi, tenendo soprattutto il proprio cane legato, o come passare con la mountain bike attraverso il gregge, scendendo innanzitutto di sella. Ma queste indicazioni non vengono seguite».

Per trovare soluzioni a questo problema il 2 luglio è previsto un incontro con, tra gli altri, il Municipio di Capriasca, con i funzionari agricoli del Cantone, con un addestratore dei cani da protezione e con il segretario dell’Unione contadini ticinesi, Sem Genini. «È la seconda aggressione» ripete Minoletti, lasciando intendere che non ne vorrebbe proprio subire una terza.

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