Papa Francesco presto in Svizzera. La sua messa al Palexpo è sold out da tempo. Eppure, siamo in piena secolarizzazione. L'analisi dell'esperta Cristina Vonzun: «Arriva un uomo speciale»
BELLINZONA/GINEVRA – Papa Francesco sta per sbarcare su suolo elvetico. Domani 21 giugno il pontefice sarà a Ginevra, in occasione del settantesimo anniversario del Consiglio ecumenico delle Chiese. La visita cade in un periodo particolarmente delicato per i cattolici in Svizzera. Secondo l’Ufficio federale di statistica, il 24,9% della popolazione si dichiara non credente. Solo il 36,5% è cattolico, di cui solo il 26% è praticante. Senza contare altri campanelli d’allarme. Come la recente chiusura del Giornale del Popolo, ultimo quotidiano cattolico del Paese. «Ma il bicchiere è comunque mezzo pieno – sostiene Cristina Vonzun, direttrice di Comec, associazione che si occupa di informazione cattolica nella Svizzera italiana – perché giovedì il Papa terrà una messa al Palexpo di Ginevra. E i 41'000 biglietti gratuiti disponibili sono andati a ruba. A me pare che la ricerca religiosa in Svizzera non sia così in crisi».
I dati nudi e crudi lascerebbero supporre di sì...
«È vero. Ci sono dati impressionanti. Come l'aumento delle persone che si definiscono atee. La Chiesa cattolica ha perso il 10% delle adesioni rispetto ai primi anni 2000. Senza tralasciare il tracollo degli evangelici. Nel 1980 rappresentavano il 48% della popolazione. Oggi il 24,5%».
Quanto influisce l'immigrazione, soprattutto quella islamica, in questo processo?
«Non ritengo sia un fattore determinante. Gli islamici rappresentano solo il 5,2% della popolazione svizzera. E va comunque specificato che l'immigrazione ci porta anche comunità cattoliche particolarmente forti. Penso a quelle spagnole, italiane, portoghesi, croate. Anche i fedeli delle Chiese ortodosse sono in aumento».
Lo scollamento tra il cittadino medio e l'istituzione ecclesiastica, tuttavia, è innegabile. Come lo giustifica dunque?
«Se penso a quel 24,9% di svizzeri che si dichiara non credente in una religione specifica, mi rendo conto che molte di queste persone in realtà sono comunque alla ricerca di qualcosa di spirituale. È un po' come se la dimensione religiosa prendesse altre forme. Stiamo assistendo a una nuova declinazione della spiritualità, ad esempio quella basata sul wellness».
Insomma, i dogmi non piacciono più. È così?
«Può essere che da alcune persone le proposte della comunità cristiana siano percepite come distaccate rispetto alle loro esigenze reali. E di conseguenza si cerca di raggiungere determinati traguardi basandosi sulle proprie risorse interiori, anziché su un'entità superiore. È sintomo di una società parecchio individualista».
Non trova che i sacerdoti, e gli uomini di Chiesa in generale, oggi parlino in maniera troppo complicata e anacronistica rispetto a una società basata sull'immediatezza?
«In questo Papa Francesco è un esempio da seguire. È un uomo che parla di ecologia, di giustizia sociale, di migranti. Con assoluta semplicità».
La messa di Papa Francesco è prevista per domani alle 17.30. Un sold out che sorprende. Perché quest'uomo, nonostante la secolarizzazione con cui siamo confrontati, attira le folle?
«La gente comune ha la percezione di essere di fronte a una persona che porta un messaggio positivo, importante. Arriva un personaggio speciale. Papa Francesco è un uomo che sta in mezzo alla gente. Lo faceva già quando era prete in Argentina, nei quartieri poveri. Lui lo ha sempre detto: il pastore deve puzzare dell'odore delle pecore».