Parla il fratello del senzatetto trovato a dormire nel tunnel pedonale di Besso e racconta la vera storia di M.
LUGANO - «Le istituzioni hanno fatto molto per lui. Ma ormai ha deciso di vivere per strada. È lui che non vuole farsi aiutare da nessuno». A distanza di alcuni giorni dalla pubblicazione del nostro articolo sul senzatetto trovato a dormire nel tunnel pedonale di Besso, parla il fratello del clochard. Dopo aver letto l’articolo ha deciso di raccontare la vera storia di M. «Se mio fratello si trova in questa condizione è tutta colpa sua». È un fiume in piena nel raccontare la storia del fratello 56enne. Una storia caratterizzata da un nemico che si chiama alcol. «È questo il vero problema di mio fratello. È un alcolista patologico, e non vuole curarsi in alcun modo». Una dipendenza che si trascina da anni e che è stata madre di numerosi disastri, dalla perdita del lavoro «era un montatore di binari, ed era pure bravo nel suo lavoro», fino all’abbandono di sua moglie, «i litigi erano diventati inevitabili e sua moglie, nonostante mostrasse comprensione e disponibilità ad aiutarlo, arrivò a un punto che lo cacciò di casa». Per il senzatetto iniziò dunque un periodo di peregrinazione per le vie del Luganese. Dormiva dove capitava. «Un giorno diluviava. Si presentò davanti casa mia, ad Agno, tutto inzuppato d’acqua. Lo feci entrare. Non si lavava da giorni. Venne ad abitare alcuni mesi con me».
Ma l’idillio durò poco. L’assistente sociale del Comune di Agno era riuscito ad interessarsi per una sistemazione. «Riuscì a trovare un appartamento a Caslano, ma mio fratello non si interessò più di tanto, non presentò mai i documenti necessari e scomparve nuovamente preferendo dormire all’aperto». È da circa sei mesi ormai che vive per strada. A nulla sono valsi i continui tentativi di mettersi in contatto con lui. «Ogni volta che lo chiamo spegne il cellulare. L’ultimo messaggio gliel’ho inviato il 30 maggio. Non mi ha mai risposto. Eppure gli dicevo che erano arrivati importanti lettere da parte dell’Arp e che avevano trovato una soluzione per una nuova casa. Deve presentarsi verso fine giugno, altrimenti bisogna ricominciare tutto da capo». Da qui l’appello del fratello affinché M. torni a casa, si faccia curare e possa iniziare una nuova vita. «Il suo problema – continua sconsolato – è quello di credere di poter risolvere tutto da solo, ma nella vita devi avere anche il coraggio di chiedere aiuto, perché se non chiedi aiuto nessuno si muove».