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CANTONE«La zanzara tigre? Ormai ticinese a tutti gli effetti»

11.06.18 - 07:02
La diffusione e le contromisure spiegate dall’esperta del Laboratorio di microbiologia SUPSI, che Berna ha trasformato in Centro nazionale di coordinamento nella lotta contro l’insetto
Keystone
«La zanzara tigre? Ormai ticinese a tutti gli effetti»
La diffusione e le contromisure spiegate dall’esperta del Laboratorio di microbiologia SUPSI, che Berna ha trasformato in Centro nazionale di coordinamento nella lotta contro l’insetto

PORZA - La percezione è una gran brutta bestia, quasi peggio della zanzara tigre che è tornata con la bella stagione a “mordere” la pelle (adorano le caviglie perché volano basso) di chi vive nei fondivalle del cantone. Sono aumentate? Oppure sono in calo rispetto alla scorsa estate? Percezioni a pelle, appunto. Una risposta scientifica può invece fornirla Eleonora Flacio, dottoressa in biologia e responsabile Vettori del Laboratorio microbiologia applicata della SUPSI: «Negli anni, ormai il primo avvistamento risale al 2003, la distribuzione della zanzara tigre è aumentata, ma non la sua densità. Perché di fatto riusciamo a contenerla».

Berna chiede aiuto al Ticino - L’insetto succhiasangue non è più solamente una prerogativa del nostro cantone, ma sta colonizzando altre regioni svizzere. Per questo motivo l’Ufficio federale dell’ambiente, alla fine dello scorso anno, ha deciso di trasformare il Laboratorio di Porza nel Centro nazionale di coordinamento per il monitoraggio e il controllo delle zanzare invasive. «Tutti i dati raccolti nei cantoni passano da noi e qui vengono validati - spiega la dottoressa Flacio -. Da qui partono anche le istruzioni sulle strategie di lotta da attuare. In Svizzera siamo quelli con la maggior esperienza in assoluto».

Tigrata ma ormai rossoblù - I primi esemplari di zanzara tigre furono avvistati in Ticino nel 2003, lungo l’autostrada e all’aeroporto di Magadino, ma la sorveglianza era iniziata tre anni prima, nel 2000, in concomitanza con l’espansione nel nord Italia. A favorirne la diffusione sono state le strade e soprattutto i veicoli, inconsapevoli vettori della zanzara. Da questo punto di vista un cantone attraversato ogni anno da 6 milioni di auto e un milione di camion ha esposto il suo ventre molle. E oggi la tigre è ormai, spiega Flacio, «una zanzara ticinese a tutti gli effetti. Qui vive e qui rimarrà. Ma si può renderle la vita difficile».

Ovunque nei fondivalle - La densità della zanzara tigre si può infatti contenere. E questo grazie al territorio ticinese e alla sensibilizzazione di autorità comunali e privati cittadini. «L’insetto è ormai presente, equamente distribuito, in tutti i fondivalle del cantone» dice l’esperta che è alla testa di una squadra di 8 persone (che d’estate diventano 12). Si salvano Blenio e Leventina, dove vale finora il limite d’altitudine di 400-500 metri.  Una mano arriva anche dalla morfologia del terreno (le vastità della pianura lombarda, dove la zanzara presenta una densità di 4-5 volte superiore, sono un ostacolo inaggirabile anche per i pur validi colleghi italiani di Flacio), ma un aiuto importante lo forniscono le contromisure. E il monitoraggio finanziato tramite mandato alla SUPSI dai dipartimenti cantonali della Sanità (DSS) e del Territorio (DT).

La prevenzione e gli interventi - Il mantra ripetuto all’infinito, ma non abbastanza, è di «svuotare i sottovasi» dall’acqua stagnante dove le larve possono svilupparsi. Ma accanto ai comportamenti proattivi, ce ne sono altri preventivi. «Consigliamo di trattare con un prodotto biologico, inoffensivo per l’uomo e gli altri animali, tutti i punti di acqua stagnante che non si riesce ad eliminare» spiega la biologa. Il prodotto consigliato si chiama VectoBac ed è un granulato (quindi più facile da dosare) in vendita nei principali negozi di giardinaggio e fai da te. «I trattamenti funzionano, se fatti per tempo e per tutta la stagione estiva».

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