Vacanze e festività dilatano i tempi di percorrenza sulle autostrade svizzere. I conduttori di mezzi pesanti si raccontano in un video tra nostalgia, frustrazione e solitudine
BELLINZONA – I cantieri, le code, le pause legate alle festività e ai relativi ponti. Mai come nell’ultimo periodo i nervi dei camionisti che transitano sulle autostrade svizzere sono stati messi a dura prova. I periodi lontani da casa, complici anche le pause obbligatorie imposte dalla legge, si dilatano a dismisura. Tio/ 20 Minuti, presso le aree di servizio e di sosta di Bellinzona e di Moleno, ha incontrato alcuni autisti di mezzi pesanti, che si sono raccontati davanti alla telecamera. Nelle loro parole, una sensazione di solitudine e di nostalgia che li accompagna ogni giorno.
La famiglia a mille chilometri – La storia più emblematica è quella di Agricolo. Un uomo sulla sessantina che ogni settimana fa la tratta tra Pesaro e la Svizzera, per poi percorrere le autostrade della Confederazione in lungo e in largo. Agricolo ci fa salire sul suo camion, ci mostra la sua cuccetta. «Qui dormo per quattro notti a settimana. La mia famiglia vive a mille chilometri da qui. È chiaro che mi manca. E mi manca anche il divano. Mi mancano le comodità».
Con l’aiuto di Padre Pio – Sul vetro di Agricolo, che trasporta mobili da ben 27 anni, c’è un adesivo di Padre Pio. Appesi allo specchietto retrovisore, alcuni portafortuna. «Si tratta di regali delle mie figlie», sospira. A microfoni spenti confessa: «È dura alla sera. Mangi al ristorante, dove capita, e poi ti metti a dormire. Che altro puoi fare? La televisione ce l’ho. Ma sono stanco morto, logorato dalla giornata. Pensate anche solo alle ore di attesa al portale del San Gottardo».
Fermi in coda – E logorato è pure Andrey, camionista rumeno. Arriva dalla Svizzera tedesca e sta viaggiando verso l’Italia. «Con tutti questi cantieri viaggi male – ammette –. Stai sempre fermo, in coda. E poi fai fatica a stare nei tempi di guida previsti dalla legge. Mi hanno tenuto bloccato nella zona di Erstfeld per circa un’ora».
Il peluche per il bambino – Anche Andrey soffre di nostalgia. «Sono ortodosso. Mi porto dietro qualche simbolo, una medaglietta, un’immagine. Per farmi coraggio. Però la famiglia è lontana. A volte, non la vedo per settimane». In quel momento passa Chris, un altro rumeno. Non parla bene l’italiano. Però, dal finestrino, ci mostra un peluche. «È per il mio bambino. Mi aspetta in Romania».
Stanchezza psicologica – Insomma, l’immagine del camionista forzuto e senza sentimenti, con l’interno della carrozza di guida interamente tappezzato da immagini di donne nude, sembra solo un miraggio di fronte agli uomini che ci troviamo di fronte. Dalle loro parole emerge tanta frustrazione e anche parecchia stanchezza. «Soprattutto psicologica», fa notare Emil, un camionista tedesco. Emil non vuole farsi filmare. Ma ammette: «Quando ho iniziato questo mestiere, circa 10 anni fa, ero affascinato dalla figura del camionista. A lungo andare, però, stare al volante ti consuma. E ti senti sempre solo, ti mancano gli affetti».
Tanta pazienza – Infine, ecco Rolf, basilese. Sta facendo la sua canonica pausa. Una sigaretta, un panino, una bibita. «Nei periodi in cui ci sono le vacanze e le festività è una catastrofe. Ci sono problemi sia a nord, sia a sud del Gottardo. E passi un’infinità di tempo fermo, con le mani in mano». Rolf, nonostante tutto, sembra prenderla con filosofia. «Contro questo stress non puoi proprio fare niente. Puoi solo stare tranquillo e avere tanta, tanta, pazienza».