Il sindacato transfair, riunitosi in assemblea, ha criticato la politica del personale del numero uno della telefonia in Svizzera
LAMONE - Il sindacato transfair, riunitosi in assemblea, ha discusso del "caso" Swisscom che, «nonostante gli utili miliardari, continua ad operare ristrutturazioni ed esternalizzazioni, con conseguenti tagli sul personale». «Ogni anno, Swisscom sopprime centinaia di posti di lavoro, ed effettua ristrutturazioni a discapito in particolare delle Regioni periferiche e del personale sopra i 50 anni di età - si legge nel comunicato -. Questa situazione è inaccettabile e non rispetta il mandato e gli obiettivi di una politica del personale socialmente responsabile e moderna».
Per il sindacato, «la responsabilità sociale dell’azienda dovrebbe andare ben oltre alla possibilità di offrire un buon piano sociale in caso di licenziamento: Swisscom non è un’azienda privata, deve essere attrattiva e garantire posti di lavoro in tutte le regioni del paese, ad ogni livello e pari opportunità. Non è accettabile che i posti dirigenziali siano tutti concentrati nella Svizzera tedesca!».
Inoltre, «non si può condividere la strategia secondo la quale le persone con più di 50 anni vengano sistematicamente lasciate a casa. Con la giustificazione di riorganizzazioni, ristrutturazioni ed appoggiandosi su di un buon piano sociale, non si può scaricare la responsabilità del futuro di questi collaboratori sulla collettività. Questo sia a livello svizzero ma a maggior ragione a livello ticinese, dove il mercato del lavoro non offre di fatto delle alternative, salvo eccezioni».