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LUGANOLa docente all'allievo: «Ehi, musulmanino»

27.03.18 - 08:30
Una professoressa delle scuole medie richiamata per un appellativo «infelice» rivolto a un alunno. I genitori chiedono delle scuse
tipress
Le scuole medie di Breganzona
Le scuole medie di Breganzona
La docente all'allievo: «Ehi, musulmanino»
Una professoressa delle scuole medie richiamata per un appellativo «infelice» rivolto a un alunno. I genitori chiedono delle scuse

LUGANO - Un bisticcio tra alunni, in classe. Uno dice all'altro «ebete». E la professoressa lo riprende: «Ehi, musulmanino». L'episodio, accaduto in una classe seconda delle scuole medie di Breganzona, ha creato tensione tra i genitori dell'allievo e la direzione dell'istituto. Quest'ultima ha fatto rapporto al Decs nei giorni scorsi a seguito di un reclamo inviato alla Divisione delle scuole dal padre dell'allievo, che riveste un incarico di spicco nella comunità musulmana in Ticino, ma ha agito come privato cittadino.   

Un «fatto grave» - «Ritengo che questi episodi siano gravi e non vadano minimizzati» spiega il genitore a tio.ch/20minuti. I fatti risalgono all'8 marzo. Nel frattempo la scuola ha cercato di calmare le acque, ma inutilmente: un incontro tra i genitori e l'insegnante, nei giorni successivi, non ha portato ai chiarimenti sperati.

Versioni diverse - Ad accrescere l'incomprensione due versioni divergenti: la docente avrebbe invitato l'allievo (di origini tunisine ma cittadino svizzero, nato in Ticino) a «tornare al tuo paese» e «vedere se nel Corano è scritto di dire parolacce». Così almeno ha raccontato l'alunno. La docente nega, ma ammette di avere «usato il termine “musulmanino”» con leggerezza, per richiamare il ragazzo.

Il Decs sdrammatizza - Un «errore» conferma la responsabile dell'Ufficio delle scuole medie Tiziana Zaninelli, che però sdrammatizza: «Si è trattato di una frase infelice, che non voleva essere offensiva». Di parere diverso i genitori dell'allievo. «Per evitare che la sensibilità dei nostri ragazzi venga urtata di nuovo, in futuro, questi episodi non vanno banalizzati. La legge svizzera non tollera stigmatizzazioni, per razzismo o anche solo per scherzo» sottolinea il padre del ragazzo.

Niente linee guida - Al riguardo, fanno sapere dal Decs, non esistono linee guida per i docenti. «In generale si richiede buonsenso e correttezza – spiega Zaninelli –. Compito della scuola ticinese è insegnare il rispetto reciproco: vale per gli alunni tra di loro, e a maggior ragione per gli insegnanti verso gli alunni». E con una lettera di scuse, si spera, la faccenda potrà chiudersi qui.

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