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AMBRÌ«Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario»

23.03.18 - 10:34
La Gioventù Biancoblu torna sui disordini alla Valascia e la successiva operazione di polizia e risponde al procuratore Respini
tipress
«Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario»
La Gioventù Biancoblu torna sui disordini alla Valascia e la successiva operazione di polizia e risponde al procuratore Respini

AMBRÌ - Non accenna a diminuire la polemica tra la Gioventù Biancoblu e le autorità coinvolte nel blitz che ha portato negli scorsi giorni al fermo di 13 tifosi (dopo i disordini alla Valascia del 14 gennaio).

I tifosi, dopo aver puntato il dito contro le proposte del Consigliere di Stato Norman Gobbi per combattere l'hooliganismo, replicano alle dichiarazioni del procuratore pubblico Nicola Respini. Quest'ultimo, di fatto - sulle pagine de La Regione, ieri giustificava l'operato delle forze di polizia parlando di prevenzione, ritrovamenti di oggetti pericolosi nelle abitazioni dei tifosi, collusione e inquinamento delle prove.

Sul primo punto, quello relativo alla prevenzione, i Biancoblu sottolineano: «Non capiamo cosa ci sia di preventivo in una simile azione di forza a due mesi dai fatti. Se aveste voluto davvero agire preventivamente, avreste dovuto farlo quel giorno, a cominciare dalla
valutazione del rischio per la partita».

In quanto ai ritrovamenti nelle abitazioni i tifosi proseguono: «Un tirapugni, qualche bastone e qualche fumogeno, giustificano un'azione del genere?».

In merito alla collusione, all’inquinamento delle prove e all’operazione congiunta, infine, i giovani Biancoblu si giustificano affermando di aver sempre usato social e i vari sistemi di messaggistica per comunicare. «Di fronte a situazioni di tensioni e di pericolo non avviserebbe un amico, un famigliare, una collega? Collusione e inquinamento delle prove, sì certo… a due mesi dai fatti, avvenuti in una pista di hockey, sotto gli occhi di spettatori e telecamere, non le suona perlomeno strano?».

Viene quindi supposta una disparità di trattamento tra i tifosi ticinesi e gli "ospiti": «Per i risedenti oltralpe basta la letterina? E i residenti all’estero?».

Allo stesso modo la Gioventù Biancoblu si dice felice per il fatto che Respini abbia «riconosciuto che “ci siamo comportati bene” e che “anche i familiari hanno prestato la massima collaborazione”».

«Ci teniamo però a dirle, visto che l'abbiamo vissuto sulla nostra pelle, che c'è dell'altro: di fronte a tale spiegamento di forze, alle sei del mattino, quando normalmente le famiglie si svegliano e i bimbi si preparano per andare a scuola o all’asilo, il vostro intervento ha spaventato e intimidito i diretti interessati e le loro famiglie». E chiudono: «Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario».

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