La nuova legge sugli esercizi pubblici (Lear) introduce delle tutele per la cucina tipica ticinese, e dei paletti da rispettare
BELLINZONA - Si fa presto a dire "grotto". In futuro, però, solo i ristoranti che offrono veramente prodotti del territorio potranno fregiarsi di questa denominazione. Lo ha deciso il Parlamento ticinese, approvando settimana scorsa la revisione della Legge sugli esercizi alberghieri e la ristorazione (LEAR). La norma punirà i ristoranti che abuseranno del termine.
E fin qui, tutti d'accordo. Ma in concreto, cosa cambierà? La legge invita i "grotti" che vogliono chiamarsi tali ad evitare le patatine fritte, il lambrusco e il vitello tonnato, per dirne una. Una limitazione che non piace a tutti gli esercenti: in particolare, le patatine fritte «sono molto richieste dalla clientela famigliare» e «senza quest'offerta faremmo molta fatica» spiega un ristoratore.
Patatine sì, patatine no? Dite la vostra nel sondaggio qui a fianco. Il dilemma divide anche gli stessi esercenti. Da una parte i "puristi" della cucina ticinese Doc - «offriamo le patate al forno, se non sta bene i clienti vadano al fast food» provoca uno chef - e dall'altra i gestori, che fanno i conti con il portafogli. «Se questo orientamento fosse condiviso dalla clientela, niente in contrario - afferma uno di loro -. Ma la verità è che a parole tutti difendono la tradizione. Poi però, in base alla nostra esperienza, se per qualche giorno si rompe la friggitrice i clienti reclamano le patatine e non tornano più».