Niente più prostitute al Bosco: si spengono le ultime luci rosse del “Ceneri Vecchio”. Qualche tornante più in su, il pensionato Gianni Lendaro lancia un appello alle autorità
CADENAZZO – Stop alla prostituzione nel condominio Al Bosco di Cadenazzo. Dieci gli appartamenti nuovi creati. Stanno per spegnersi le ultime luci rosse lungo la strada del “Ceneri Vecchio”. E c’è chi esulta per questa notizia. Si tratta di Gianni Lendaro, classe 1950, pensionato, che vive pochi tornanti più in su. È l’unico vicino del postribolo Belvedere, chiuso a inizio dicembre dopo una retata. «Basta bordelli – dice – portano solo problemi e degrado. Io l’ho vissuto sulla mia pelle».
La via del piacere – Dal Bosco di Cadenazzo al Delle Alpi di Rivera, passando dal Belvedere, appunto, ma anche dal Ronco, dal Monna Lisa e dal Fontanone (dove però oggi c'è una discoteca). La strada del “Ceneri Vecchio”, in pochi chilometri, condensava ben sei locali in cui si praticava la prostituzione. In generale è sempre stata l’illegalità a fare cessare le attività. «Adesso – sostiene Lendaro – è il momento opportuno per fare ordine lungo tutta la tratta».
Giochi sporchi – Lendaro ci accoglie al numero 94 di via Monteceneri. Sullo sfondo, le mura rosa del Belvedere, a lungo bordello camuffato da bar, più volte teatro di blitz anti prostituzione nel recente passato. «Si è sempre usato lo stratagemma di farlo figurare come un posto in cui si affittano le camere».
Schiamazzi fino a notte fonda – Un trucco tramandato di gestione in gestione. Pagato a caro prezzo dall’unico confinante. «Tutte le sere c’erano musica alta e schiamazzi fino a notte fonda. Il 2017 è stato un anno tremendo per noi. Ho chiamato la polizia decine di volte. Non voglio più che riaccada. Sì, perché il mio timore è che, prima o poi, qualcuno riprenda in mano il locale, con i soliti giochetti».
Rifiuti a chili – Lendaro indica la scarpata che separa casa sua dal bordello. «Vedete? È piena di rifiuti. Il bordello ha portato anche questo. Io ho provato a dare una ripulita. Ho portato via un sacco di copertoni, di bottiglie. Ma non c’è niente da fare. La gente pensa che questa sia una discarica e getta di tutto. Ogni tanto qualche famiglia di turisti si ferma per ammirare la vista sul Piano di Magadino. Ed è costretta a vedere questo scempio».
Buchi nel catrame – È un fiume in piena, Gianni Lendaro. Ci racconta di percepire una pensione di 1'640 franchi al mese. Di non avere i mezzi per sistemare di tasca propria la situazione. «E non ho neanche i soldi per pagare un avvocato che difenda i miei diritti. Qui sono lo Stato e il Comune a dovere intervenire. Guardate i buchi nel catrame, nell’area di sosta davanti al locale. Sono enormi. Chi accosta per fare una pausa rischia di demolire la macchina. Bisogna fare ordine, lo ripeto. Non voglio che altre persone furbe approfittino della situazione anche in futuro».