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CANTONEArgo 1, «non ci fu urgenza»

01.02.18 - 08:37
Il perito Marco Bertoli ha concluso che non vi furono «fatti corruttivi», ma sottolinea numerose incongruenze
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Argo 1, «non ci fu urgenza»
Il perito Marco Bertoli ha concluso che non vi furono «fatti corruttivi», ma sottolinea numerose incongruenze

BELLINZONA - «Non si può affermare che nel luglio 2014 vi fosse un’urgenza tale da dover attribuire il mandato ad Argo 1». Sono queste le parole che si possono leggere nel rapporto allestito dal perito Marco Bertoli, e riportato dal Corriere del Ticino. Nessuna situazione d’emergenza dunque, tesi più volte sostenuta invece dal direttore del DSS Paolo Beltraminelli.

«Inadeguatezza di Rainbow» - Quando toccò al centro di Lumino, il capoufficio Renato Scheurer informò il titolare della Rainbow, che aveva gestito fino ad allora la sicurezza dei centri per richiedenti l’asilo, che avrebbe dato l’incarico alla Argo 1. Ma i motivi non sembrano essere chiari. Secondo il perito Bertoli, «l’inadeguatezza di Rainbow» sarebbe stata sostenuta solo a posteriori, per giustificare la scelta di Argo 1. Infatti «nessuno ha mai prodotto alcun documento» sulle presunte lamentele ricevute riguardo a Rainbow.

Nessuna verifica - Già durante i primi giorni di attività di Argo 1 si erano verificati alcuni problemi. La polizia cantonale aveva infatti rilevato «infrazioni alla normativa Lapis, poi sfociate nel decreto d’accusa a carico dell’allora responsabile amministrativo Della Santa». E nel rapporto Bertoli sottolinea che Scheurer «pur avendo avuto notizia di comportamenti scorretti, già all’inizio dell’attività, gli ha dapprima affidato l’incarico senza verificare se avesse sufficienti agenti abilitati e poi sottoscritto il mandato quando ancora detta adeguatezza di personale non era data».

Conclusioni - Dal rapporto si evince che non «sono emersi fatti corruttivi», ma è ipotizzabile il reato di infedeltà «anche in caso di mero danno ideale verso l’ente pubblico e illecito vantaggio a terzi».

E la conclusione di Bertoli non lascia spazio a dubbi: «nessuna consecutio temporale sostiene la tesi del minor costo, nessuna offerta alternativa è stata richiesta in precedenza, nessuna pressione al ribasso fu fatta a Rainbow, salvo solo a fine 2015 - ma rimasta poi lettera morta -, e non è credibile la spontaneità dell’offerta Argo 1» e  nemmeno il fatto che Scheurer fosse consapevole della non conformità formale del mandato.

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