Singolare annuncio di lavoro di Zonaprotetta. È un Ticino che discrimina. Il coordinatore Vittorio Degli Antoni: «Quanti uomini sposati costretti alla sofferenza»
LUGANO – Cercasi operatore di prossimità al 20% nell’ambito del programma nazionale di prevenzione destinato a maschi che hanno relazioni sessuali con altri maschi (MSM). È il curioso annuncio di lavoro pubblicato da Zonaprotetta su alcuni quotidiani della Svizzera italiana. Segno di una situazione ancora in emergenza. In Ticino la discriminazione sessuale è più radicata che mai. Ed è lo stesso Vittorio Degli Antoni, coordinatore di Zonaprotetta, ad ammetterlo. «Vogliamo potenziare quanto già facciamo. Non cerchiamo una figura che si occupi solo di questioni legate alla salute».
Maschi che hanno relazioni sessuali con altri maschi. È un ennesimo termine politicamente corretto?
No. Ci rivolgiamo alla realtà omosessuale in generale. Ma con un occhio di riguardo per quelle persone che non riescono ancora ad accettarsi come gay.
Ci fa un esempio di persone che rientrano in questa categoria?
Giovani che crescono in una realtà in cui “frocio” è ancora l’offesa più grande. Oppure, uomini sposati, magari con figli, che sono prigionieri delle costrizioni sociali. Costretti a soffrire per sempre.
Vi rivolgete soprattutto ai maschi. E le donne lesbiche?
Le donne lesbiche sono molto meno colpite dalle malattie sessualmente trasmissibili e perciò il programma si rivolge soprattutto ai maschi.
Quali sono le difficoltà più grandi che riscontrate nei vostri colloqui?
Incontriamo molti gay che non riconoscono di esserlo. E che se ne stanno nascosti. Questo perché si vive ancora in una società in cui è presente l’omofobia. Di conseguenza, alcuni gay preferiscono adattarsi agli standard, piuttosto che esporsi.
Perché?
Le pressioni sono ancora troppo forti. In particolare in realtà non metropolitane, come quella ticinese. Qui si chiede al maschio di non essere omosessuale. E dunque chi lo è, fa fatica ad accettarsi. Alcuni sostengono di odiare i gay. Ma poi, di nascosto, hanno rapporti omosessuali.
Qual è il vostro ruolo?
Il nostro è un lavoro di sostegno. A volte queste persone hanno bisogno di dire semplicemente a qualcuno come si sentono. In particolare quando sono molto giovani. Noi cerchiamo di fare loro capire innanzitutto che le discriminazioni esistono. E che bisogna imparare a conviverci.
Non tutti reagiranno allo stesso modo…
Alcuni scelgono di vivere l’omosessualità nell’ombra. Parlo soprattutto degli uomini sposati con donne. Persone che trascorrono un’esistenza contraddistinta dalla paura di essere scoperti.
Perché gli uomini gay sposati non riescono a togliere la loro maschera?
In questi casi si teme soprattutto il giudizio dei figli. Ma, ancora una volta, ci si fa condizionare dagli stereotipi sociali. Dalla paura di essere etichettati. La realtà è che ai bambini in fondo non importa se il papà è gay o no. All’inizio magari ci restano male. Poi la cosa diventa normale.
Concretamente come vi muovete?
Andiamo sul campo. Nei luoghi d’incontro per gay. Anche in quelli occasionali. Nelle saune, nei parcheggi. Frequentiamo anche le chat online. Proponiamo colloqui individuali. E poi andiamo nelle scuole medie e medio superiori. Per sensibilizzare i giovani. C’è una certa apertura.
Tra pochi mesi, a Lugano, ci sarà il gay pride. Cosa ne pensa?
Alcuni avranno l’occasione di esporsi pubblicamente. In ogni caso, la manifestazione rappresenterà uno spunto di riflessione.
Quanti sono oggi i gay nella Svizzera italiana?
Secondo una stima dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli omosessuali oggi rappresentano tra il 5 e il 10% della popolazione. È una percentuale che può essere rapportata anche al contesto locale. Il problema è che tanti non possono esprimere il loro orientamento. Questo disagio spesso si traduce in comportamenti più a rischio.
In che senso?
Una persona che non accetta il proprio orientamento sessuale è, statisticamente, più portata ad assumere sostanze stupefacenti o alcol. Per sballarsi. Per vivere più serenamente la propria condizione. In simili condizioni, l’ultima tua preoccupazione diventa il preservativo. Anche per questo l’allarme sanitario nel mondo omosessuale non è mai rientrato.