Cerca e trova immobili

BELLINZONAIniziato il processo contro i sostenitori delle Tigri Tamil

08.01.18 - 11:14
Le 13 persone alla sbarra sono accusate di aver sostenuto finanziariamente le Tigri per la liberazione dell'Eelam Tamil (LTTE) in guerra contro l'esercito dello Sri Lanka
Ti Press
Iniziato il processo contro i sostenitori delle Tigri Tamil
Le 13 persone alla sbarra sono accusate di aver sostenuto finanziariamente le Tigri per la liberazione dell'Eelam Tamil (LTTE) in guerra contro l'esercito dello Sri Lanka

BELLINZONA - Con una vera e propria guerriglia procedurale condotta dalla difesa si è aperto oggi al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona il processo a carico di 13 persone accusate di aver sostenuto finanziariamente le Tigri per la liberazione dell'Eelam Tamil (LTTE) in guerra contro l'esercito dello Sri Lanka.

Le accuse vanno dal sostegno o partecipazione a un'organizzazione criminale alla truffa, dall'estorsione alla falsità in documenti, fino al riciclaggio di denaro. La Corte penale a tre giudici ha previsto una ventina di giornate di dibattimenti, fino all'8 marzo, sempre che non accolga la richiesta degli avvocati difensori di rispedire al mittente, ossia al Ministero pubblico della Confederazione (MPC), un atto d'accusa ampiamente criticato.

15 milioni raccolti - Stando alla Procura federale, le attività illecite sarebbero durate una decina di anni, tra il 1999 e la sconfitta della guerriglia tamil nel maggio 2009, e avrebbero consentito di raccogliere, tra la comunità tamil in esilio circa 15 milioni di franchi tramite un sistema sofisticato di crediti al consumo.

Secondo quanto appurato nell'inchiesta, all'epoca dei fatti l'LTTE (Liberation Tigers of Tamil Eelam) - che l'MPC considera una "organizzazione terroristica" - operava in Svizzera sotto il nome di copertura "World Tamil Coordinating Committee (WTCC)" e agiva tramite suoi rappresentanti cantonali. Con il progredire della guerra civile in Sri Lanka l'organizzazione necessitava sempre più di fondi. È stato così sviluppato "un metodo per ottenere rapidamente e sistematicamente denaro da tamil residenti in Svizzera".

Per farlo, l'organizzazione convinceva membri della diaspora tamil a concludere contratti di credito al consumo per un ammontare fino a 100'000 franchi e a consegnare in seguito i fondi al WTCC. Tra gli imputati figurano il capo del WTCC, il suo sostituto, i responsabili finanziari e persone che raccoglievano il denaro.

L'inchiesta elvetica era stata contrassegnata, nel gennaio 2011, da una maxi retata condotta dalla polizia giudiziaria federale in collaborazione con diverse polizie cantonali.

La difesa contesta - All'avvio dei dibattimenti, diversi avvocati difensori hanno chiesto alla corte di non entrare in materia e di rinviare al mittente l'atto d'accusa di 367 pagine, cui si aggiungono numerosi allegati. I legali hanno sostenuto che esso non è chiaramente delimitato e non consente agli imputati di capire di che cosa sono esattamente accusati e dunque di preparare la loro difesa.

Gli avvocati hanno inoltre contestato l'affidabilità di alcune prove addotte: l'atto d'accusa - hanno sostenuto - si fonda, per la descrizioni dei fatti avvenuti nello Sri Lanka, del movimento delle Tigri tamil e della loro associazione attiva in Svizzera, su fonti aperte e non su inchieste proprie con fonti di prima mano.

Il noto avvocato zurighese Marcel Bosonnet, difensore del principale responsabile del WTCC, ha detto che messe una accanto all'altra, le pagine dei dossier dell'accusa raggiungono i 3250 chilometri. Impossibile, a suo avviso, farsi una veduta d'insieme su questa "torre di Babele". Per Bosonnet, poi, quello in corso al TPF è un procedimento politico e "il perseguimento di atti politici è sottoposto all'autorizzazione preliminare del Consiglio federale".

La difesa ha pure protestato contro il sequestro di una gran quantità di documenti ai quali, nel corso del procedimento, avrebbe avuto un accesso definito molto parziale. In simili condizioni una difesa sufficiente non è garantita, hanno sostenuto gli avvocati.

Uno di loro ha contestato anche gli interrogatori di testimoni avvenuti senza confronto con gli imputati e quelli condotti nel 2012 dall'accusa nello Sri Lanka e ai quali la difesa ha potuto partecipare solo a distanza, per video.

La procuratrice della Confederazione Juliette Noto ha definito "tardive e in cattiva fede" queste obiezioni formulate un anno e mezzo dopo il deposito dell'atto d'accusa. E ha sostenuto che gli atti di violenza o terroristici non sono assimilabili ad azioni politiche, come neppure i reati finanziari.

Manifestazione - Circa 150 tamil si sono riuniti nel primo pomeriggio vicino alla sede del TPF per protestare contro l'avvio del processo. I dimostranti, venuti in particolare da Zurigo, Berna e Soletta, avevano bandiere dell'LTTE - rosse con al centro la testa di una tigre ruggente - e foto di guerriglieri tamil. Alcuni di loro mostravano anche cartelli distribuiti da militanti dello Swiss Tamil Coordinating Committee (STCC), organizzazione legata all'LTTE succeduta in Svizzera al WTTC.

Gli indipendentisti tamil hanno combattuto contro l'esercito dello Sri Lanka dal 1983 al 2009 nel corso di una guerra civile che ha causato la morte di circa 100'000 persone.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE