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LUGANO«Vent’anni di lavoro spazzati via. Ora riparto da zero»

29.11.17 - 11:23
Dopo 9 anni di odissea il banchiere ticinese Nicola Bravetti è stato scagionato da tutte le accuse. Oggi rompe il silenzio e spiega cosa ha imparato da una vicenda che gli ha cambiato la vita
Ti Press
«Vent’anni di lavoro spazzati via. Ora riparto da zero»
Dopo 9 anni di odissea il banchiere ticinese Nicola Bravetti è stato scagionato da tutte le accuse. Oggi rompe il silenzio e spiega cosa ha imparato da una vicenda che gli ha cambiato la vita

LUGANO - Nella primavera del 2008 Nicola Bravetti era Presidente di Banca Arner Italia SPA e condirettore con la delega al private banking di Banca Arner SA. Nel 2004 la procura di Como avvia un’indagine sul contrabbando di valuta tra la Svizzera e l’Italia, mettendo sotto controllo centinaia di utenze telefoniche anche in Ticino, tra l’altro senza il benestare della Procura Federale come risulta dagli atti. Tra queste anche quella del banchiere ticinese fermato nel maggio 2008 e posto ai domiciliari per 15 giorni. Da allora un’andata e ritorno durata 9 anni negli inferi di un sistema giudiziario che questa settimana lo ha scagionato da tutte le accuse.

L’ipotesi di reato scaturisce solo dal presunto contenuto penalmente rilevante di queste telefonate. Sulla base di queste c’è stato il processo di primo grado che si è concluso nel febbraio 2014 con un non luogo a procedere per tutti i capi relativi al trasporto di valuta per insussistenza probatoria. Purtroppo per me, durante il processo, il pubblico ministero ha aggiunto un’ipotesi di reato di riciclaggio per un conto di 13 milioni di euro depositato nel 2003 presso la Arner Bank & Trust di Bahamas.  Per questo capo d’accusa mi è stata inflitta una condanna in primo grado poi ribaltata della recente assoluzione in appello perché “il fatto non sussiste”.

Con quali argomenti si è difeso da queste diverse ipotesi di reato?
«La banca svizzera di cui ero organo aveva svolto tutti gli approfondimenti di diligenza bancaria relativi al profilo ed alla congruità patrimoniale della cliente titolare della relazione il cui capitale proveniva da un altro istituto. Si sapeva inoltre che la somma in questione aveva già attirato l’attenzione delle autorità italiane e che era risultata di origine lecita dopo ben tre  processi che avevano interessato la cliente ed i suoi famigliari. Da notare che questo capitale era pervenuto tramite bonifico dalla filiale di un’altra grande banca svizzera presente alle Bahamas, dove si trovava da anni senza aver sortito fattispecie legali di sorta.  A conferma del corretto operato della Banca e dei suoi organi, nessuna misura di carattere giudiziario o amministrativo è stata intrapresa dalle competenti autorità elvetiche durante il lungo iter della vicenda».

La notizia relativa all’assoluzione pone fine alla sua lunga odissea giudiziaria italiana?
«Me lo auguro, nel senso che i due filoni processuali che hanno interessato questa relazione bancaria si sono chiusi a Milano, uno nel 2015 e l’altro la scorsa settimana».

Che insegnamenti si possono trarre da questa sua esperienza per quanto attiene la professione di banchiere?
«La complessità raggiunta dalla tecnica bancaria internazionale nelle sue diverse accezioni espone oggi il banchiere al rischio che le autorità competenti, sia in ambito giudiziario sia in ambito amministrativo, vengano indotte a considerare elusive o sospette operazioni che invece hanno la finalità di ottimizzare i risultati. Nel caso specifico non è mai venuta meno la tracciabilità bancaria di ogni operazione, ciò nonostante l’inquirente ha visto comportamenti atti a celare l’avente diritto economico del conto. In sintesi, a causa di queste complessità operative, risulta difficile dimostrare la buona fede del banchiere».

Quali sono state le conseguenze di questo lungo iter giudiziario?
«A poche ore dall’annuncio dell’indagine a mio carico la mia reputazione prima di fiduciario successivamente di banchiere (in tale periodo ho contribuito a fondare tre banche), è venuta meno. Vent’anni di lavoro spazzati via. Per poter garantire la mia difesa senza conflitti d’interesse ho dimissionato immediatamente da tutti i ruoli societari ed istituzionali che ricoprivo: presidente di banca in Italia, condirettore di banca a Lugano, vicepresidente della prestigiosa associazione del gestori patrimoniali di Zurigo ( ASG ) e presidente della FTAF, la federazione mantello dei fiduciari del Cantone Ticino, nonché di svariate associazioni no-profit».

«Ed ora cosa conta di fare?»
Fino al 2008 dirigevo  due strutture bancarie con quasi 200 impiegati. L’ essermi trovato professionalmente solo,  mi ha costretto a ricominciare. Ricordo con emozione il primo ufficio della mia “seconda carriera”, una stanza con una scrivania in via Maderno a Lugano, dove facevo tutto da solo: dalle fotocopie alla trasmissione di ordini di borsa in tutto il mondo.  In questi 9 anni mi sono dedicato, con la mia modesta società di gestione, all’elaborazione di strategie d’investimento macroeconomiche sui mercati mobiliari internazionali e quelli delle valute.

E lei come è cambiato?
«Questa lunga odissea mi ha permesso di conoscermi meglio, di apprezzare maggiormente la famiglia, gli hobbies e soprattutto di meglio valutare le relazioni sociali».  

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