Non ci si illude: gli impianti storici non riapriranno. Christian Vigne, responsabile dell’ente turistico locale, invita tutti a reinventarsi: «Puntiamo sugli eventi. Abbiamo un grande potenziale»
SAN BERNARDINO – Non ci si illude più a San Bernardino. Il fuoco di paglia dello scorso inverno resterà tale. Un puro esercizio formale, tanto per non avere problemi burocratici. La famiglia Ghezzi, proprietaria delle strutture di Confin 2000, non riaprirà gli impianti di risalita. Nel villaggio ci si aggrappa al mezzo milione di franchi investito dal Comune di Mesocco sulle piste di Pian Cales, dedicate a principianti e a sciatori più tranquilli. «Porteranno qualche cliente in più – dice Christian Vigne, direttore dell’Ente Turistico Regionale del Moesano –. Per il resto bisogna reinventarsi».
Rassegnazione – Questo, a San Bernardino, sarà il quinto inverno, sugli ultimi sei, con gli impianti di risalita “storici” chiusi. Negli scorsi giorni si era ipotizzato un ritorno di fiamma da parte della famiglia Ghezzi, che detiene la licenza degli impianti ormai da decenni. Ma il tempo stringe. E, oggettivamente, appare impossibile organizzarsi per l’inverno imminente. Nessuno ci crede. E basta dare un’occhiata al video realizzato da Tio/20 Minuti per le vie del villaggio per capire come tra esercenti e imprenditori regni una certa rassegnazione. «San Bernardino era una perla del turismo svizzero – dice un esercente –. Adesso siamo diventati anonimi».
Le alternative – Tra i delusi c’è anche Vigne. Che invita comunque tutti a non abbassare la guardia. «Stiamo intensificando gli accordi con Splügen. In modo che lo sciatore esperto può magari soggiornare a San Bernardino e andare a Splügen a sciare. Puntiamo anche sugli eventi. Sui mercatini, sulle manifestazioni. San Bernardino non va più vista solo come una località sciistica. E lo abbiamo più volte dimostrato. Oggi abbiamo anche tanti turisti di giornata. Gente che viene qui solo per vedere la neve e passare una giornata in mezzo alla natura e alla quiete».
Un valore aggiunto non sfruttato – Sulle piste di Pian Cales va aperto un discorso a parte. Il Comune di Mesocco ha lavorato bene. Rinnovando anche il centro sportivo, con un investimento di 1,5 milioni. Ma è mancata un po’ di comunicazione all’interno, tra gli operatori del settore. L’impressione è che si stia spingendo troppo poco su questa alternativa. «È un peccato – sostiene Vigne –. Ci sono dei limiti da questo punto di vista. Purtroppo si sta dando poco peso all’investimento. Gli attori principali, cioè gli operatori, non sono coinvolti».
C’è chi chiude e chi apre – Si torna a parlare di alberghi e di ristoranti. Dove alcuni stanno tremando per i conti che faticano a tornare. «Gli alberghi storici hanno chiuso – precisa Vigne – mentre, per contro, si sono viste le aperture di due nuove strutture (Aparthotel S-Bernardino ed e-Room) e in questi giorni sono state posate le modine per una nuova struttura ricettiva».
Prezzi alti e improvvisazione – La situazione globale, tuttavia, è in stallo. E questo fondamentalmente a causa di due fattori. Vigne è onesto: «Da una parte, i proprietari degli immobili chiusi tengono i prezzi troppo alti e non trovano accordi con i potenziali acquirenti. Dall’altra, c’è troppa gente che si improvvisa. E che viene a San Bernardino per tentare la carta della ristorazione. Alla fine ne va della qualità del servizio».
La via giusta – Da una parte la famiglia Ghezzi. Dall’altra il Comune di Mesocco. Tutti gli altri col fiato sospeso. Ad attendere un’intesa che non c’è più. E che forse non tornerà mai. «Noi non possiamo entrare in materia – ammette Vigne –. Dobbiamo concentrarci su cosa possiamo fare con le risorse attuali. Creare iniziative e cercare di essere più attrattivi. Questa è la via giusta. Sperando in una mano da parte della meteo».