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BELLINZONAMuore mentre fa palestra: era cardiopatica

17.11.17 - 08:03
L'episodio riapre il dibattito sull'autocertificazione dello stato di salute nei centri fitness e sull'eventualità che persone affette da determinate patologie facciano sforzi
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Muore mentre fa palestra: era cardiopatica
L'episodio riapre il dibattito sull'autocertificazione dello stato di salute nei centri fitness e sull'eventualità che persone affette da determinate patologie facciano sforzi

BELLINZONA – Morta mentre faceva fitness. È accaduto di recente a una 60enne deceduta mentre si allenava in una palestra di Bellinzona. La donna era cardiopatica. La malattia era stata, comunque, regolarmente dichiarata ai responsabili della struttura. L'episodio, tuttavia, riapre il dibattito sull'autocertificazione dello stato di salute nei centri fitness svizzeri. E soprattutto sull'eventualità che una persona con determinate patologie affronti sforzi fisici. «I casi di decesso sono rarissimi nei centri fitness svizzeri – spiega Jürg Heim, delegato per la Svizzera italiana della Federazione Svizzera dei Centri fitness e di Salute –. C'è un rapporto molto chiaro tra cliente e istruttore». 

In Italia, ad esempio, chi va in palestra deve farsi fare prima un certificato medico. Avete mai preso in considerazione una simile opzione?

Il certificato medico ha i suoi limiti. Il medico fa un consulto con una diagnosi sulle malattie evidenti. Se volessimo essere "sicuri" della situazione fisica attuale della persona, dovremmo sottoporla a un test sotto sforzo con elettrocardiografo e a molti altri esami medici e clinici. Escludere qualsiasi rischio è impossibile.  

Secondo lei chi si iscrive in una palestra è sempre sincero di fronte a un formulario di autocertificazione dello stato di salute?

Noi riteniamo che l'autocertificazione rappresenti un sistema valido. La maggior parte della gente dice la verità. In alcuni casi, tuttavia, c'è chi tende a nascondere di avere l'epilessia, l'asma, il diabete, o di avere subito un intervento chirurgico importante. Questo è effettivamente un problema. Perché non si aiuta l'istruttore a intervenire tempestivamente in caso di difficoltà. Andrebbe sempre dichiarato tutto. 

Perché alcuni non lo fanno?

Subentrano dinamiche psicologiche. Si ha magari vergogna. C'è chi è reduce da un tumore e non lo vuole dire. Anche solo per le implicazioni sociali che ciò comporta. Le problematiche legate al sistema cardiovascolare solitamente vengono sempre dichiarate. Perché uno sa che può rischiare la vita.

Ecco. Ma è il caso che queste persone facciano palestra?

In praticamente tutti i casi, non fare esercizio fisico e starsene sul divano sarebbe decisamente peggio. Gli esercizi vengono sempre adattati al cliente e alla sua situazione. Effettuando un allenamento mirato, il cliente malato ha, comunque, vantaggi a livello di aspettativa e qualità di vita. 

Quanto conta, in questo, la responsabilità del cliente?

Deve imparare a conoscere i limiti del proprio corpo. Se sente che sta esagerando, deve diminuire l'intensità o fermarsi. C'è anche una responsabilità individuale.

L'episodio di Bellinzona fa, in ogni caso, riflettere. 

Nelle palestre iscritte alla federazione c'è sempre almeno un istruttore con un certificato di rianimazione cardiovascolare. Il rischio di morire in un centro fitness è assolutamente inferiore a quello di morire in altri contesti. Purtroppo, a volte, certe cose accadono per pura e semplice casualità. 

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