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LUGANOPrima diagnosi pre-impianto sull'embrione dopo il voto

21.09.17 - 06:05
Una paziente 40enne alla ProCrea ha voluto testare su di sé la nuova legge sulla procreazione assistita. Il racconto dei medici
foto tio.ch/20min
Prima diagnosi pre-impianto sull'embrione dopo il voto
Una paziente 40enne alla ProCrea ha voluto testare su di sé la nuova legge sulla procreazione assistita. Il racconto dei medici

LUGANO - È una donna di 40 anni, tre aborti alle spalle, di più non si può sapere. «Dobbiamo rispettare la privacy». Il dottor Michael Jemec non si sbottona, mentre guida 20minuti/tio.ch tra sale operatorie e laboratori biologici fino a uno stanzino dove, su una scrivania, sfodera carta e penna e inizia a disegnare. «Questo è l'utero. Queste le ovaie. L'embrione lo prendiamo qui, e lo inseriamo qui». Il corpo immaginario è quello di una donna in particolare, ma anche di tutte le donne. Cinque giorni fa una paziente della clinica Procrea di Lugano – che Jemec dirige – ha deciso di diventare la prima aspirante madre a sottoporsi a una diagnosi pre-impianto in Ticino.

Dopo la votazione di giugno 2015, la nuova legge è entrata in vigore dal primo settembre. In realtà «probabilmente questa è la prima volta che viene applicata in Svizzera, ma non possiamo dirlo con certezza» spiega la genetista Giuditta Filippini, che ieri ha effettuato il prelievo di alcune cellule dagli embrioni della donna «per analizzarne il Dna». Lo screening vero e proprio avverrà nei prossimi giorni. Tra «due o tre giorni» calcola Jemec, la paziente avrà la risposta: sì, no. Solo allora saprà se l'embrione potrà essere impiantato o meno.

Dove sta la rivoluzione? «Fino al mese scorso avremmo dovuto andare per tentativi, con il rischio di ripetere diverse operazioni senza successo: un'esperienza sempre drammatica e deprimente per le pazienti» spiega Filippini. «Ora possiamo sapere già prima se vale la pena di praticare l'impianto, o no. Evitando molta sofferenza». Il problema è (era) esclusivamente etico. Le analisi pre-impianto portano a scartare, tra le altre cose, gli embrioni con sindrome di Down o altre deformazioni genetiche. Una «discriminazione» secondo i critici. «Ma è un'assurdità» ribatte Jemec. «Sarebbe come dire che facendo prevenzione stradale si manca di rispetto alle vittime degli incidenti in auto». In ogni caso, alla misteriosa paziente non importa. La sua scelta l'ha fatta.    

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