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MONTEGGIOFalò risponde: «Inchiesta basata su dati scientifici»

24.08.17 - 18:28
archivio Tipress
Falò risponde: «Inchiesta basata su dati scientifici»

MONTEGGIO - La produzione del programma “Falò” ha preso posizione in merito al comunicato diramato dal comune di Monteggio in relazione ad un servizio, andato in onda lo scorso 4 maggio, in cui si denunciavano presunte contaminazioni ambientali causate dall’azienda Brogioli SA.

La produzione del programma della RSI precisa che «l’inchiesta di Falò è stata condotta sulla base di dati fattuali e analisi scientifiche, confrontati e verificati, con il parere di autorevoli esperti, nel rispetto di un innegabile interesse pubblico e delle norme legali e deontologiche, secondo i dettami del servizio pubblico».

I punti chiariti dalla produzione:

    • L’inchiesta dal titolo “Mi manca la vita” si è basata su solidi dati scientifici, pubblicati in Svizzera e in Italia, e sui risultati di analisi di laboratorio commissionate all’Istituto Tibio Sagl di Comano.
    • Le analisi di laboratorio eseguite sui vestiti da lavoro degli ex-dipendenti della ditta Brogioli SA hanno verificato una rilevante presenza di rame-berillio. Quindi è provato il contatto di questi operai con il rame-berillio, nonostante ne ignorassero la natura e la pericolosità.
    • La letteratura medica svizzera, l’Ufficio dell’ambiente e la stessa SUVA hanno scritto in documenti ufficiali (riportati nell’inchiesta) che il berillio è una sostanza non solo nociva, ma anche potenzialmente cancerogena.
    • È un altro dato di fatto, provato da diverse perizie mediche, che il sig. Davide Donini, ex dipendente della Ditta Brogioli SA, ha contratto la berilliosi.
    • L’inchiesta di Falò ha commissionato al laboratorio Tibio Sagl alcune analisi volte a verificare la presenza di berillio nella zona circostante lo stabilimento di Monteggio. Questo per completezza di informazione e per una comprensibile preoccupazione sull’eventuale propagazione della sostanza nell’ambiente circostante.
    • Le analisi del laboratorio hanno constatato la presenza di tracce di berillio nel terreno vicino alla fabbrica.
    • Sulla base di questi elementi scientifici, sia il direttore del laboratorio Dr. Davide Staedler sia il giornalista autore dell’inchiesta di Falò si sono solo limitati a sollevare una comprensibile e doverosa preoccupazione circa i possibili effetti che queste tracce di berillio avrebbero potuto avere sulla popolazione residente nelle immediate vicinanze. Questo senza usare né toni allarmistici né, tantomeno, parlare di superamento di limiti indicati dalle normative vigenti.
    • Falò, come spiega l’inchiesta, ha contattato la Brogioli SA affinché fornisse la propria versione dei fatti, come pure è stata contattata la SUVA, e questo nel rispetto del principio del diritto di replica. Purtroppo, in entrambi in casi, la risposta è stata negativa.
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