Raissa Caldelari, giovane infermiera ticinese migrata a Zurigo, è in partenza per Salonicco con l’associazione Firdaus
LUGANO - Per le vacanze estive ognuno ha i suoi progetti, dalla destinazione puro relax al soggiorno all’insegna della vita notturna. Ma c’è anche chi preferisce sacrificare le proprie vacanze per dedicarsi al volontariato. Tra questi si conta Raissa Caldelari, una giovane ticinese impiegata come infermiera in una struttura sanitaria zurighese. Il prossimo 2 agosto partirà infatti per Salonicco, in Grecia, dove con l’associazione Firdaus sarà volontaria in un campo profughi. «Ho sempre desiderato prendere parte a un’iniziativa di questo tipo - ci racconta - ma purtroppo è difficile far coincidere la vita lavorativa con quella privata e il volontariato». Raissa ci aveva provato già nel 2016, quando avrebbe voluto recarsi in Italia per aiutare i terremotati. «Poi la situazione era però troppo instabile e non si poteva più partire».
Ora perché hai deciso di andare in Grecia?
«Sulle coste del Mediterraneo la situazione è critica. E su Facebook ho visto i post di diversi amici che ci sono già stati. Ho dunque contattato l’associazione ticinese Firdaus e ho prenotato i biglietti aerei. Niente di più semplice».
Resterai in un solo luogo o ti sposterai anche altrove? Per esempio all’isola di Kos, che di recente colpita da un terremoto...
«Per questa prima volta resterò a Salonicco, poiché Firdaus è attiva in un preciso campo. Bisogna dire che non è evidente spostarsi autonomamente: si è confrontati con le forze dell'ordine, militari e simili. L'associazione ha gente in loco che valuta il da farsi giorno per giorno. Diversi campi sono già stati chiusi, altri aperti... insomma, è una situazione in continuo movimento e bisogna aspettare le direttive locali».
Hai annunciato il tuo viaggio con un post su Facebook, chiedendo anche aiuti finanziari. In molti ti hanno supportata?
«Quando ho deciso di partire ho fatto i miei calcoli per capire se potevo pagare tutto di tasca mia: fortunatamente ho un salario che mi permette di autofinanziarmi senza andare in rosso. Il mio messaggio su Facebook era soprattutto a titolo informativo. Chi voleva sostenermi, poteva sponsorizzarmi. Oggi i social sono un’ottima piattaforma per lo scambio di informazioni, pertanto ho pensato che per una volta si potevano usare per una buona causa. A dire il vero mi aspettavo più cuore e meno “like”, però non c'era nessun obbligo e va bene così. Ammetto che non ho avuto molto tempo per organizzare eventi, bancarelle o altro, quindi tutto sommato posso essere soddisfatta del mio ricavato».
Col ricavato cosa intendi acquistare ai bisognosi?
«Non lo so ancora di preciso. L’idea è di portare il denaro in Grecia e capire direttamente sul posto quali siano le esigenze dei bisognosi. So che altri volontari hanno comperato ventilatori per rimediare al caldo soffocante dentro le tende. Altri hanno optato per estintori e materiale per attività creative. Personalmente sono disposta a comprare quello che serve, dalle matite colorate al dentifricio».
C’è qualcosa che ti preoccupa in vista della partenza?
«La cosa che mi preoccupa di più è il fatto di non voler più tornare a casa, di aver difficoltà a lasciare lì quelle persone e tornarmene nella mia bambagia di Zurigo. Prima di prendere la decisione di partire, ho parlato con un amico che ci era già stato diverse volte, ho chiesto consigli e ho raccolto informazioni online e guardando documentari. Ora la gente mi chiede se ho paura delle persone che incontrerò, della religione, della cultura diversa, di non parlare la loro lingua. Mi viene solo da sorridere. E dentro di me penso che forse mi fa più paura questa ignoranza».