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GIUMAGLIODue serate da incorniciare al Simply Magic Blues

14.07.17 - 14:31
Due serate da incorniciare al Simply Magic Blues

GIUMAGLIO - Dopo la riuscita ouverture di Brontallo le due serate di Giumaglio hanno aggiunto ulteriore spessore al Simply Magic Blues. Il pubblico sembra apprezzare le molteplici sfaccettature del “Blues e dintorni”.

Due serate assai diverse tra loro, con quella di mercoledì a chiudere addirittura con un concerto Hard rock del “reverendo” Lionel Raynal. Il pubblico del Magic Blues ha finalmente avuto l’opportunità e il piacere di ascoltare i Groovie Mood di Marco Lenherr, armonicista e cantante di casa nostra. Rispetto al recente passato il quartetto è parso più compatto, compiendo importanti mutamenti stilistici e, accanto a brani originali anche curiosi, virando verso rivisitazioni in chiave odierna di classici del blues. Allora via a cover quasi irriconoscibili, impreziosite da accenti rock, funk e persino rap, con pregevoli e funambolici interventi solistici del sorprendente Alessandro Merigo alla chitarra. Occasione dunque di riascoltare tra le altre “Spoonful” in versione “speedy” e il Bo Diddley di “Who do you love” con un finale “rappato”. Un concerto pregevole, con un gruppo che non ha niente da invidiare a quelli d’Oltreoceano e la nutrita schiera di persone presenti già ad inizio serata lo testimonia

I Black Network, orfani del secondo chitarrista ammirato a Cevio, si sono trasformati in un Power trio senza infamia né lode, impreziosito dalla voce “roca” di Raynal, molto vicina ad un Tom Waits in formato “heavy”. Chiari i rimandi ai mentori del reverendo, gli ZZ Top (“Jesus just left Chicago”). Alla fine il set è risultato troppo monocorde, basato esclusivamente su cover di classici blues, irrobustite dal sound duro del trio. Pur suscitando consensi del pubblico, le attese erano maggiori, dopo Cevio 2013.

Seconda serata con la Nine Below Zero Big Band, preceduta da un quintetto germanico, i Wellbad, rivelatisi la prima grossa sorpresa di questa edizione. Pur se molto giovani mostrano una sicurezza ed una presenza sul palco da veterani e l’istrionico leader riesce d’acchito a coinvolgere il pubblico. Tutti i loro brani sono composizioni originali. Le influenze ci sono, a partire dal Tom Waits più sanguigno, Kurt Weill, i Black Crows e gli Eels, ma il tutto suona molto personale, un Blues del nuovo millennio. Continuando di questo passo sentiremo ancora parlare di loro.

L’esibizione dei Nine Below Zero è stata al solito di ottima levatura. Hanno proposto i loro grandi successi e con la sezione fiati il sound ci guadagna, risultando più “corposo” e esaltando maggiormente la qualità della scrittura dei brani, che si trasformano ora in stile funky, ora più jazzati, ora scatenati Rhythm’n’blues. In evidenza, oltre ai due fiati, i due leaders storici, Dennis Graves, chitarrista sempre più raffinato, e l’armonicista Mark Feltham. Tra i brani da segnalare una sentita “Stormy Monday” (dedicata ad Hannes Anrig) e la sempre coinvolgente “Riding on the L&N“. Insomma una serata da incorniciare.

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