I "ficcanaso" digitali e non, per gli agenti e i soccorritori sono un problema. E non mancano gli episodi di tensione.
LUGANO - Un intervento di polizia è uno spettacolo altrettanto interessante che un palazzo in costruzione, o un cantiere stradale, per i curiosi a passeggio. Ma può essere più problematico. Lo ha imparato a sue spese un giovane di Herisau, nel canton Appenzello esterno, che come riferito da 20 Minuten è stato atterrato e «trattato come un terrorista» da una pattuglia della cantonale che si era soffermato ad osservare, durante un controllo a un'auto. La situazione può complicarsi ulteriormente, se alla semplice curiosità si aggiunge la tentazione di immortalare la scena con lo smartphone.
«In tal caso possono crearsi situazioni di tensione tra gli agenti e gli avventori» spiegano dal Servizio comunicazione della Polizia cantonale. «Gli agenti possono ritenere che la registrazione con il telefonino leda la loro privacy, o che metta a repentaglio la loro sicurezza». Senza contare il possibile intralcio al lavoro delle forze dell'ordine. Ecco allora che i curiosi «possono venire allontanati o sottoposti a loro volta a un controllo, se c'è il sospetto che possano aver commesso un reato o che la videoregistrazione da loro effettuata sia illecita». Se insistono, lo smartphone «può essere sequestrato a titolo cautelativo».
Il rischio, va detto, nella maggior parte dei casi è di essere costretti a cancellare qualche foto e niente più. Ma la voglia di essere testimoni dei fatti - che è un diritto, entro certi limiti - ha la meglio ed è sempre più diffusa: lo dimostrano le numerose immagini che ogni giorno la redazione di Tio.ch/20minuti riceve (con piacere) dai propri lettori. Non tutti però sono contenti: oltre alla polizia, a lamentarsi per i "ficcanaso" digitali o meno sono anche gli enti di soccorso.
«La presenza di curiosi è un problema che riscontriamo ormai abitualmente in caso di eventi straordinari, come frane o esondazioni» spiega Fabio Rianda della Protezione civile di Locarno. «La gente vuole partecipare in prima persona, osservare, fare foto ricordo, si tratta quasi di una costante in certo tipo di interventi» sottolinea Rianda, che avverte: «Questi comportamenti possono essere causa non solo di intralcio, ma anche di rischi sia per i soccorritori che per gli stessi curiosi». Ben venga la curiosità, dunque, ma senza esagerare.